“Versus the world” è il quarto disco (dopo “Once sent from the golden hall”, “The avenger” e “The crusher”, senza considerare l’EP di debutto “Sorrow Throughout The Nine Worlds”) dei vichinghi Amon Amarth, uscito non molto tempo dopo la loro terza fatica…
Ancora oggi, a distanza di anni dal loro esordio, il sound della band e’ abbastanza simile a quello degli inizi, nonostante sia chiaro quanto la proposta della band si sia in parte “alleggerita” col passare del tempo, diventando sempre più attenta alle melodie.
I brani che compongono questo disco sono infatti catalogabili nel death di matrice svedese, ma rispetto alle prime produzioni della band la velocità e la pesantezza sono in parte diminuite per lasciar spazio ad una maggiore orecchiabilità. Intendiamoci, il disco non e’ neanche lontanamente ascoltabile da orecchie che non apprezzano queste sonorità, tuttavia l’impianto melodico celato dietro alle composizioni risulterà subito evidente a coloro che sono abituati a questa proposta musicale… Parlando in termini un po’ meno “teorici” i brani di “Versus the world” sono quasi tutti delle mazzate abbastanza veloci (qualche brano lo è di più, qualcuno lo è di meno, però l’impressione è sempre quella di una mazzata…), dove la batteria si fa notare per la doppia cassa tiratissima e le chitarre sono potenti e incisive (tra l’altro producono un suono molto pieno), precise nei loro riff aggressivi e allo stesso tempo catchy e capaci di stamparsi in testa fin dai primi passaggi del cd nel lettore. La voce è poi un growl potente ma pure lui dotato di un retrogusto melodico che ben accompagna la particolare epicità ricreata dalla parte strumentale.
Insomma, ci troviamo di fronte ad una miscela di violenza e melodia riuscita tutto sommato bene, ed inoltre la produzione è davvero efficace e capace di mettere in risalto la potenza del gruppo (anche se il sound a volte è un po’ saturato dal growl e dalla “pienezza” delle chitarre, risultando un po’ monocorde, nulla di grave comunque).
C’è però un ma… mentre ascoltando i singoli pezzi questo disco risulta molto gradevole, la totalità del lavoro è invece un po’ stancante a causa della ripetitività della formula che, seppur riuscita, alla lunga rischia di annoiare. I pezzi sono infatti un po’ troppo simili gli uni agli altri e, seppur qualcuno risalti sugli altri come la cadenzata e accattivante opener Death in fire (uno di quei brani capaci di farti sbattere la testa anche quando non vuoi) o come Where silent gods stand guard (che accompagna momenti strumentali più melodici a parti vocali più aggressive), il risultato globale è un po’ troppo “impastato” (ad un ascolto distratto può capitare di non notare quando si passa da un pezzo all’altro…).
C’è infine da dire che ho avuto l’impressione che eseguito dal vivo questo disco possa rivelarsi molto trascinante!
Insomma, se vi sono piaciuti i precedenti lavori degli Amon Amarth e se in generale apprezzate questo tipo di sound tuffatevi al volo su “Versus the world”, altrimenti riflettete un attimo prima dell’acquisto poiché c’è il rischio che, dopo un periodo iniziale di ascolti molto frequenti, il vostro interesse verso questo disco scemi parecchio, e questo ha abbassato un po’ il voto numerico…