Circoscrivere la grandezza di Andre Matos all’ambito musicale è a dir poco riduttivo. Dalle sue interviste trapela una forte personalità, razionale, lucida, ricettiva, capace di lunghe digressioni musicali, personali e attitudinali. Sentirlo parlare è estremamente interessante e rilassante. Forse non avremo soddisfatto in toto le curiosità attorno al nuovo “Mentalize”, ma ne è comunque venuta fuori una chiaccherata interessante e fuori dai consueti schemi. Ho intervistato Andre Matos…e non mi sembra neanche vero.
Ciao Andre, come mai hai fatto uscire solo adesso “Mentalize” nel vecchio continente?
Fondamentalmente perchè volevo che a distribuirlo in Europa fosse ancora la SPV, con cui avevamo già pubblicato il mio primo solo album “Time To Be Free”. La nostra collaborazione risale ai tempi degli Angra e anche il mio vecchio side project Virgo con Sascha Paeth uscì a suo tempo per la SPV; questi ragazzi sanno lavorare molto bene in termini di distribuzione e promozione, ma lo scorso anno mi dissero che, a causa di una ristrutturazione interna, avrebbero fatto uscire il disco solo all’inizio del 2010. Chiaramente mi hanno lasciato libero di muovermi come preferivo ma io ho voluto aspettarli. Volevo essere sicuro che venisse svolto un buon lavoro e penso che alla fine ne sia valsa la pena.
“Time To Be Free” era un disco molto autobiografico (annuisce, ndr).. sebbene siano passati appena due anni, vorrei chiederti se Andrè Matos è oggi una persona ancora più differente da quella che ha composto “Time To Be Free”. Sopratutto, se e come questo ulteriore cambiamento si è riflettuto nella composizione di “Mentalize”…
Assolutamente. Oggi posso dire di essere una persona e un musicista completamente differente rispetto ad allora. Ovviamente ognuno dentro di sè ha il cuore, la sostanza, la propria anima riconoscibile in ogni cosa che fa ma sai, negli ultimi anni ho cercato di crescere e svilupparmi in tutte le direzioni, non solo come musicista; è impossibile che la tua vita non influenzi la tua musica. A volte è come parlare di due diversi personaggi, due persone distinte, l’artista e la persona, che ogni tanto si incrociano, ma che alla fine sono comunque legati alla stessa mente, allo stesso corpo, alla stessa anima. Le due cose si influenzano a vicenda. La tua personalità influenza la tua musica e la tua musica influenza la tua vita. Per molti artisti può essere davvero un problema venirne a capo. Io ho cercato di trovare la mia strada, ci ho sempre provato. La musica mi dà grande forza e grandi motivazioni.
Possiamo considerare “Mentalize” l’ultimo step nel tuo percorso di crescita musicale? Sei passato attraverso i generi e le esperienze più disparate…
Direi che la solo band è totalmente l’ultimo passo di un ipotetico percorso. E’ una sorta di nuova genesi. Alcuni artisti ci si confrontano, altri non non ci pensano minimamente, posso dirti non è una cosa facile da mettere su ma allo stesso tempo è una cosa che dà enormi soddisfazioni. Io ho avuto già abbastanza esperienze con varie bands e adesso è il momento giusto per un progetto solista, progetto peraltro è molto diverso dai precedenti. In termini musicali penso di avere ancora molta strada da fare e devo crederci, perchè altrimenti sarei frustrato. Ho iniziato a suonare molto giovane, attorno ai dodici anni-tredici anni…a dodici anni ho avuto la prima band, il primo concerto l’ho tenuto a tredici con i Viper, quando avevo quindici ho registrato il mio primo album, di seguito il secondo album a diciassette e così via fino agli Angra…a vent’anni avevo già dieci anni di esperienza. Adesso ho trentotto anni e peraltro, quest’anno festeggeremo i venticinque anni dal primo show dei Viper nel 1985…
Farete qualcosa di speciale?
Ho già parlato con i ragazzi e sarebbe interessante poter festeggiare in qualche modo, magari con un concerto, ma non c’è ancora nulla di definitivo. Sarebbe una cosa importante sopratutto per noi, dato che siamo ancora buoni amici.
Hai preso parte alle sessions del nuovo Avantasia. Cosa puoi dirci del risultato finale?
Ho preso parte alle registrazioni, non so esattamente quando uscirà ma riascoltando il tutto posso dirti che è assolutamente grande! E’ sempre un piacere prendere parte al progetto Avantasia, siamo tutti molto amici e lavoriamo come un vero team!
Tu e Tobias formate una sorta di coppia perfetta. In particolare, sembra che Tobias sia una sorta di catalizzatore per molti musicisti metal…
Tobi ha molte qualità, oltre ad essere davvero creativo sa anche essere affabile e socievole con le persone. Ricordo sin dai primi tempi in cui ha iniziato con gli Edguy, era molto abile a parlare con un sacco di persone differenti e coinvolgerle in progetti come il nostro.
Accennavi poco fa ad un tuo vecchio progetto chiamato Virgo, di cui però non si sa molto. Puoi raccontarci qualcosa in più? Avrà un seguito?
Beh, sono passati quasi nove anni…è un side project che ho messo su con Sascha Paeth, lui suonava la chitarra nell’album mentre io cantavo e suonavo il piano; fondamentalmente era un progetto basato su arrangiamenti pomposi, ci avvalemmo persino di una vera orchestra in studio, con cori potenti e roba di questo tipo. L’idea era quella di non fare metal in senso classico, piuttosto di suonare come una sorta di mainstream rock, qualcuno dice AOR rock o Queen oriented; questo è il concept principale del progetto; ricordo le sessions come una delle esperienze migliori che abbia mai avuto, sia in termini professionali che umani. la band suonava molto alla vecchia maniera, in presa diretta.
Sfortunatamente, abbiamo suonato dal vivo solo una volta a Colonia per la pubblicazione del disco. Il punto è che molta gente ha amato quell’album e mi chiedono se ci sarà mai un seguito…come vedi non sei l’unico, praticamente tutti me lo chiedono! E’ una cosa di cui ho parlato con Sascha, lui ha già dei pezzi pronti ma non sappiamo quando potremo farlo e sopratutto a quante persone la cosa potrebbe realmente interessare . Fino a quando non faremo chiarezza in tal senso non ci sarà un secondo capitolo del progetto Virgo.
Hai accennato ai Queen…perchè proprio la cover di un pezzo come “Teo Torriate”?
E’ un pezzo bellissimo. Mi ero promesso da tempo che non avrei mai fatto una cover dei Queen…
Perchè?
E’una forma di rispetto. Per me resta la più grande band di tutti i tempi, dei veri intoccabili. Comunque, l’idea iniziale di “Teo Torriatte” era quella di farne una bonus track per il mercato giapponese, ma poi è uscita talmente bene che abbiamo pensato sarebbe stato un peccato non farla sentire al resto del mondo. Non è una delle loro canzoni più famose, ma suona davvero bene.
sul disco precedente avevi riproposto “Separate Ways” dei Journey…che ne pensi della nuova incarnazione di queste due grandi bands?
Due concezioni completamente differenti. Amo i Journey ed amo Steve Perry. E’ sempre stato uno dei miei cantanti preferiti. Uno dei primi concerti che ho visto è stato durante il tour di Escape nel 1981 e credimi, erano incredibili. Come si muovevano, come suonavano…pura magia. Ma il punto è: penso sia più onesto quello che hanno fatto i Queen con Paul Rodgers, che non è stato affatto presentato come un clone o sostituto di Freddie Mercury, è una sorta di amico della band e quando suonano insieme sono i Queen + Paul Rodgers, non è un membro della band ma è una sorta di special guest. Questo è chiaro, è onesto. Tutti i soldi del mondo non potranno mai rimpiazzare Freddy. E’ solo un modo per suonare ancora quelle canzoni e dopotutto c’è ancora molta gente che vuole vedere Brian May e Roger Taylor dal vivo. Dall’altra parte, i Journey hanno cercato per due volte di rimpiazzare Steve Perry con un suo clone; la prima volta ci si sono avvicinati di molto e mi hanno quasi shockato, ma stavolta si sono spinti ancora oltre: questo ragazzo filippino (Arnel Pineda, ndr) è un vero e proprio clone.
Anche se “Revelation” è un album eccellente, secondo me…
Ok, ma se sostituisci qualcuno secondo me devi fare un pò come gli AC/DC, mantenere lo stesso stile senza per questo andare in cerca di un clone…un po’ come gli Iron Maiden quando è arrivato Bruce Dickinson. Devi cercare di reinventarti in qualche modo.
Negli anni hai preso parte a molte collaborazioni, fra cui il musical degli Who “Tommy”…pensi sia più facile cogliere le occasioni fuori dalla scena metal?
Sì…Il metal per me è la musica con cui sono cresciuto, è una musica che ascolto ancora e mi coinvolge, ma quando sono stato chiamato a collaborare in progetti extra mi sono dovuto davvero mettere alla prova. Prima sono stato invitato in un progetto blues, ed ho dovuto studiare da zero molti pezzi blues, un genere con cui non mi ero mai confrontato prima. E’ stato strano all’inizio, me lo ricordo ancora. Ricordo anche che mio padre aveva una vasta collezione di dischi blues e jazz…BB King, Buddy Guy…qualsiasi cosa! Quando ho iniziato a cantare blues con questi ragazzi su mi sono detto “ehi, che sta succedendo?” Mi sono divertito un sacco, è stata una gran bella esperienza, c’era molta improvvisazione ed un mood molto diverso. Ovviamente molte delle cose che hai appreso suonando metal le perdi nel momento in cui ti confronti con altri generi musicali. Questa la prima esperienza. L’altra esperienza è stata quella di un progetto new age…
New Age???
Il co-produttore di quest’album è il più famoso esponente della new age Brasiliana, è un tastierista sul genere di Vangelis…
Tipo Jean Michelle Jarre…
Esatto, quel tipo di artista, per intenderci! E’ un caro amico, un giorno mi ha detto “voglio un cantante metal nel mio progetto”. Era materiale con pezzi molto lunghi quasi progressive, lunghe linee di tastiera con cambi di atmosfera…è stata una grossa sfida ma quando siamo saliti sul palco, beh, funzionava! Ricordo che ad un certo punto lui mi ha chiesto: “dobbiamo trovare una canzone per chiudere il concerto. Quale canzone pensi possa unire il tuo genere con la new age?” Ci ho pensato un po’ e alla fine ho proposto una canzone dei Queen…non per registrarla, solo per suonarla dal vivo.
Quale?
“Who wants to live forever”. Credimi è stato incredibile! La band, le tastiere, la voce…Wow, davvero emozionante! Il terzo progetto cui ho preso parte vedeva un’ orchestra proveniente dal Sud del Brasile in un progetto che era una sorta di “Rock meets Classic”, pezzi di Iron Maiden, Led Zeppelin, The Who, Deep Purple, Helloween, pezzi del mio repertorio, tutti riarrangiati per orchestra, in compagnia di altri cantanti…una Rock Opera a tutti gli effetti, sentire questi pezzi da un’orchestra è davvero qualcosa di speciale. Mi piacerebbe davvero provare ancora un’esperienza di questo tipo.
Hai mai pensato di pubblicare un DVD? Magari con estratti dai vari periodi della tua carriera? Oppure didattici?
E’ esattamente quello che ho in mente. Non voglio dire quando perchè sto ancora cercando di reperire materiale e voglio aggiungerne di nuovo. Come hai giustamente detto tu, quando uscirà sarà una sorta di antologia. Sì, ci lavorerò sopra ma credo di non avere ancora tutto il materiale necessario a disposizione.
Ti vedremo on stage a breve?
Inizieremo in Sud America, poi proseguiremo in Europa giusto in tempo per i festivals estivi; terremo anche alcuni shows da headliner e passeremo sicuramente in Italia. Lo dico sempre che mi piacerebbe suonare più concerti possibile in Italia, in posti differenti. Suonare a Milano è un must, siamo venuti l’anno scorso al Rolling Stone prima della chiusura del locale (con gli Edguy, ndr), ma ci sono altri buoni posti come l’Alcatraz e altri locali in cui ho suonato con i Clairvoyants.
(Ci dilunghiamo sulla gesta della band lariana e sulla città di Como, città che Andrè adora, descrivendola come la sua preferita fra quelle italiane)
Grazie Andre per la tua disponibilità…
Grazie a te Luca, e grazie a tutti i fan italiani…ci vediamo in tour…magari a Milano o Como…ma spero vivamente a Como!
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