Attorno ai grandissimi Mantra sono nati una serie di progetti collaterali come questo primo album solista di Andrea Castelli, bassista storico della scena italiana già all’opera in passato con Airspeed, Shabby Trick ed altri.
Come spesso accade in questi casi, molti amici prestano volentieri i propri servigi al compositore di turno, e quindi troviamo il chitarrista Gianluca Galli (Mantra, Time Machine) ed il cantante Jacopo Mille (Mantra, Tygers Of Pan Tang) ospiti di lusso su questo “Planet Time”. Oltre a loro, Castelli recluta il virtuoso delle sei corde Matt Cafissi, Cesare Atticciati alle tastiere ed alcuni esponenti di spicco della scena tricolore come Morby (Domine), Mark Ramsex (Smelly Boogs, Death SS) e Manu Appelius (Frank Gambale, David Lee Roth, Wardogs). Insomma una parata di grandi nomi per un disco che, ricordiamolo, è del 2001.
A sei anni di distanza, il rivenditore on line TrendFabrik.com non smette di credere nel progetto e rilancia una piccola campagna promozionale, confortato evidentemente dalle vendite di “Planet Time”. Un disco, questo, che sa regalare alcune ottime composizioni (“Crying Crocodiles”, “Come With Me”, “10.000 Stories”) ma che comunque accusa il colpo rispetto alle produzioni contemporanee, forti di una produzione sonora per l’epoca impensabile. Un prodotto squisitamente hard rock, spesso contaminato da influenze funk ed aperto ad altre forme di contaminazioni musicali come glam e street. Gli ospiti, davvero tanti, rendono il platter estremamente variegato e mai banale, anche se è proprio il songwriting di Castelli a non convincere per tutta la durata del disco. Non pochi, infatti, sono i brani da segnalare in negativo per un andamento stantio e poco brioso degli arrangiamenti, fra tutti lo strumentale “Mystic Illusion” sinceramente evitabile.
Quello, dunque, che resta alla fine di una lunga tornata di ascolti è un album di sano ed onesto hard rock tricolore, con alcune sorprese (Morby che canta queste sonorità è da ascoltare!) e qualche punto interrogativo.