Dopo lo spiacevole split dei The Crown, una delle più grandi band di metal estremo che la scena metal Scandinava abbia mai partorito, autrice di album capolavoro quali “Deathrace King“ e “Crowned in Terror”, alcuni membri hanno deciso di intraprendere nuove strade. Da un lato il singer Johan Lindstrand con i The Crown oriented One Man Army And The Undead Quartet, mentre dall’altra parte il chitarrista Marko Tervonen con gli Angel Blake.
Coadiuvato dal cantante dei Transport League ( e per un breve periodo dei Mnemic ) Tony Jelenkovich,nonchè dal batterista Janne Saarenpää, anch’egli ex The Crown, gli Angel Blake ci propongono un album metal molto vario che amalgama con una certa duttilità svariate influenze; dieci canzoni nelle quali il massiccio muro sonoro delle chitarre si mescola con quel flavour gothic che, nonostante un certo appeal commerciale, rende le canzoni ricche di sfumature. Forse sarò un po’ esagerato, ma in certi momenti sembra di ascoltare i Megadeth di “Countdown to Extinction” e i Paradise Lost dei primi album, specialmente in canzoni quali “Regaliate” e “Thousand Storms” e “Solitude My Friend”. Da non dimenticare anche le più che convincenti “Lycanthrope” e “Self-terminate” pesantemente influenzate dalla scena hard rock/alternative capeggiata da Soundgarden e C.O.C, canzoni nelle quali viene messa in risalto la voce di Tony Jelenkovic a suo agio nelle parti pulite.
“Angel Blake” è un album davvero interessante, che oltre a confermare l’indiscusso talento di Tervonen, pone la band tra le new entry da tener d’occhio.