Un altro capolavoro è entrato a far parte della discografia degli Angra. Ebbene si, anche se sembra esagerato, il termine capolavoro è forse il più appropriato per descrivere “Aurora Consurgens”, ultima fatica del combo brasiliano che dalla sua rinascita ha continuato senza un attimo di sosta a siglare album a dir poco splendidi.
“Aurora Consurgens” mostra una nuova evoluzione nel sound degli Angra, sempre molto power, ancora spesso al limite dello speed, i nostri questa volta induriscono terribilmente le chitarre rendendo i loro suoni maggiormente moderni, aggiungono una spruzzata di prog sia per quanto riguarda le ritmiche che i tappeti di tastiera e condiscono il tutto con le classiche percussioni, da sempre presenti nei loro album e un bel po’ di parti orchestrali. L’album c’impiega un po’ a decollare, vuoi per la presenza di brani molto intimisti e piuttosto atipici nella discografia Angra (un esempio su tutti è la parte iniziale di “Ego Painted Grey”), vuoi per la presenza di pezzi non proprio diretti ed immediati come i nostri ci hanno da sempre abituati. Tuttavia i puristi della band non devono spaventarsi, “Aurora Consurgens” contiene un buon numero di canzoni sparate a mille, basta ascoltare “The voice command you” o ancora “Salvation:suicide” oppure “Scream your heart out” per rendersi conto che gli Angra non hanno assolutamente perso la grinta e la voglia di creare melodie veloci ed immediate con ritornelli trascinanti e riff d’impatto. Più vicina alle sonorità di “Temple of shadows” è la semiballad “So near so far”, forse il brano più bello di quest’album, che dopo un intro di stampo orientale evolve verso un ritornello dannatamente coinvolgente per lasciar in seguito spazio a Kiko e Rafael che si danno continua battaglia tra solos acustici ed “elettrici”. Le sorprese non finiscono e arriva “Passing by” con il suo incedere prog che ricorda molto da vicino i Symphony X, mentre si passa alla dolcezza e alle delicatezza di “Breaking Ties” classico lento dal ritornello orecchiabile e fascinoso che antecede la conclusiva ed intimista “Abandoned Fate” costruita per sola voce e chitarra acustica, si rivela ideale per chiudere un album ben riuscito.
Come al solito la prova di tutti gli Angra è perfetta, in particole Edu ci regala linee vocali cariche di feeling e pathos grazie alla sua voce distante anni luce da quella di Matos (e meno male!). Forse l’eccessiva esibizione della propria bravura da parte dei due chitarristi, che molto spesso si esibiscono i solos troppo prolissi, può essere l’unico neo di “Aurora Consurgens” album che, non mi stancherò di dirlo, saprà rapirvi come pochi dischi sono in grado di fare.