“Leaving Eden” è un disco che aspettavo con molta impazienza, soprattutto dopo aver ascoltato la title track, rilasciata come preview qualche tempo fa. “Leaving Eden” è anche il primo disco degli Antimatter in cui Mick Moss si trova solo dopo l’abbandono di Duncan Patterson, cosa che suscita inevitabilmente curiosità in chi, come me, ha sempre amato la band fin dagli esordi. In realtà gli Antimatter non sono mai stati un vero e proprio gruppo, quanto piuttosto un’unione di due side project, i loro dischi sono infatti sempre stati composti per metà da Mick e per metà da Duncan, e addirittura nell’ultimo “Planetary Confinement” ognuno aveva registrato i propri pezzi autonomamente e con dei musicisti scelti appositamente. Nonostante io abbia conosciuto la band per via della presenza dell’ex Anathema, tuttavia, ho sempre preferito i brani di Mick: la sua vena quasi cantautoriale, i suoi pezzi meno sperimentali e più melodici, mi hanno sempre attratto di più delle composizioni, comunque interessanti, di Duncan. Dopo l’uscita del deludente “Madre, Protégenos” degli Íon, la nuova band di Patterson, attendevo quindi con ansia la nuova fatica di Mick. Quando uscì la preview rimasi molto colpito da quel brano, che suonava come una versione un po’ più rockeggiante e appena sporcata di elettronica dei classici pezzi alla Moss, speravo quindi che tutto l’album si muovesse su queste coordinate… purtroppo così non è stato. Come lo stesso artista ha dichiarato, “Leaving Eden” contiene infatti brani composti per i vecchi dischi che non erano stati pubblicati per mancanza di spazio, insieme a qualche nuovo pezzo composto comunque su quello stile. Il nuovo disco suona quindi come una via di mezzo tra i brani acustici di “Planetary Confinement” e le composizioni meno dimesse di “Lights Out”, inoltre la caratteristica atmosfera depressiva dei lavori passati è ancora molto presente e si esprime in maniera simile a quanto già fatto. “Redemption”, posta in apertura di disco, chiarisce subito quanto detto, con la sua prima parte che sarebbe potuta benissimo stare in “Planetary Confinement” ed il suo sviluppo più rockeggiante che invece si distanzia da quel sound. Gli altri pezzi vanno da un brano molto particolare come “Another Face In A Window” a classici brani alla Moss come “Ghosts” e “The Freak Show”, passando per “Landlocked”, che sa di “Lights Out”, “Conspire”, che fa pensare un po’ a Nick Drake, la strumentale “The Immaculate Misconception” (forse tirata un po’ troppo per le lunghe) e la conclusiva “Fighting For A Lost Cause”, bel brano dai toni dimessi e rassegnati. Le tracce contenute in “Leaving Eden” sono tutte bellissime canzoni, il disco non mostra cedimenti e si mantiene su un livello elevato ed omogeneo, a parte la title track che svetta e, come già detto, lascia un po’ l’amaro in bocca per una possibile evoluzione che non è stata compiuta.
“Leaving Eden” è comunque un disco decisamente notevole che sicuramente piacerà a tutti coloro che hanno sempre apprezzato la band (ma probabilmente anche a chi ama gli Anathema degli ultimi dischi, tra l’altro Danny Cavanagh ha aiutato Mick nell’incisione dei brani) e a chi non disdegna le atmosfere depressive ma calde, tuttavia per il futuro mi aspetto un’evoluzione nel sound, magari proprio nello stile della title track, che a mio avviso riesce molto bene ad innovare la musica di Mick in maniera interessante e senza perderne le caratteristiche peculiari (d’altra parte se è stata scelta come preview probabilmente un significato ci sarà…).