“Racconto D’Inverno” degli Arpia è qualcosa di più di un semplice album: è infatti parte di un’opera composta, oltre che da questo cd, anche da un romanzo scritto da Leonardo Bonetti (che, se ho capito bene, è pure l’autore delle musiche). Il progetto è quindi molto ambizioso e a mio avviso in entrambe le parti di cui è composto si nota lo stesso difetto. Ho infatti avvertito, sia leggendo il libro sia ascoltando l’album (soprattutto leggendone i testi), una sensazione di “forzatura”, come se si volesse a tutti i costi mostrare l’alto valore artistico del progetto. Se nel romanzo questo mi ha infastidito abbastanza – la scrittura infatti mi è risultata pesante, inoltre le insistenti descrizioni degli ambienti e delle sensazioni del protagonista a volte mi hanno annoiato, sebbene nella seconda parte ci sia una certa accelerazione e la trama diventi più “sostanziosa”, per poi perdersi in un finale forse un po’ troppo “metafisico” -, nel cd invece ho trovato il problema meno grave. I 19 brani di cui è composto “Racconto D’Inverno” sono tutti legati tra loro, quasi a formare un’unica composizione divisa in movimenti. Il genere proposto è una specie di prog dalle atmosfere darkeggianti totalmente acustico, il cui ascolto fluisce piacevolmente e senza stancare (in questo riesce molto meglio della sua controparte romanzesca, essendomi sembrato decisamente più fresco e meno “artificioso”). Colpisce in particolare la personalità della proposta, il che non è da sottovalutare in un periodo in cui questa dote manca alla maggior parte degli artisti.
“Racconto D’Inverno” è quindi un album interessante, senza dubbio molto pensato e ragionato dai suoi autori, che tutto sommato si merita l’alto voto assegnato (anche se sono stato più largo del solito per premiare la personalità), sebbene sia un po’ troppo “artistoide” e pretenzioso per i miei gusti (avevo provato sensazioni simili anche per il precedente “Terramare”, che tuttavia mi era piaciuto molto meno).