Eye è il concept album degli Ashes of Chaos, band progressive metal già presente sulle scene dal 2008, come cover band. Si può dire che con Eye, album di debutto, abbiano dato prova di come i loro ispiratori Pain of Salvation, Simphony x, Dream theater, Tool , Opeth, Goblin e in particolar modo Mastodon, abbiano “insegnato” a questi giovani emiliano romagnoli la giusta strada da intraprendere per creare un disco che lancia una buona ancora sul futuro. La caratteristica di questo album e quindi della band in tal caso, poiché primo lavoro, è quella di aver saputo miscelare e quindi sperimentare in modo davvero equilibrato il prog metal, come base, a trash e death, dove quindi potremo non solo udire divagazioni alla Megadeth o Metallica, ma persino Carcass e Venom e personalmente, a livello sonoro, io li accosto un poco anche ai Borknagar . Ma questi italiani mettono una sesta alle loro cinque marce già presenti: l’introduzione di fusion, jazz , di sinfonica, addirittura reggae e funk portano questi giovani artisti uno scalino più in altro rispetto a ciò che ci si aspetta. Una media dose di teatralità, rilevata nella composizione dei testi e nella relativa interpretazione, riesce a dare una impronta più decisiva al concept facendoci catapultare ed immedesimare direttamente nello scenario apocalittico che farà da sfondo alle emozioni di questo fantomatico protagonista. Con l’apertura della caotica e rabbiosa Ashes of Chaos e la più orecchiabile Falling si assiste, anzi si ascolta, allo stato del protagonista, distrutto dal dolore e dalla disperazione di vedere devastato il mondo e l’umanità. Dovrà scegliere due strade per salvarlo e per salvarsi : quella della follia e quindi della propria autodistruzione, il male, oppure quella di scegliere il bene, lottando contro se stesso e il suo subconscio, arrivare ad una rinascita, il tutto attraverso il sogno. Ed è proprio nel sogno che avviene il riconoscimento con se stesso e si determinerà la sorte non solo del protagonista, quindi di noi stessi, ma di tutta l’umanità. Con Doom, infatti ci appoggiamo su un cuscino di note magiche e sognanti e proprio attraverso queste pian piano ci addormentiamo per trasportarci in Mechanical Rage che pùò significare benissimo una fase rem, dove si alternano malinconia e frustrazione e dove ha inizio questo viaggio all’interno di se stessi in Atmosphere pt.1 Abyss of Consciousness. Proseguiamo attraverso Paralles che ci fa capire perfettamente lo stato di lotta, l’essere combattuto del protagonista attraverso sia la linea vocale più leggera e supplicante, sia attraverso gli screams più rabbiosi e graffianti. La strumentale Novilunio, che vede alla sua fine la presenza narrante femminile, apre le porte a uno dei pezzi per me più curiosi dell’album che è Atmosphere pt.2 Circle of Madness: una ballad anticipa qualcosa di inaspettato, che mischia del reggae a musica da circo, ricamato dalle valide capacità vocali ed interpretative, nonchè testuali. Rinascita è un pezzo prog, con testo in italiano che non mortifica particolarmente l’inglese adottato sino ad ora; strumentalmente un pezzo dai toni più chiari, alti e positivi che porta una lieta fine a questo lungo e tortuoso viaggio nell’anima. Un buonissimo debutto per questo gruppo il cui inizio fa prevedere non solo una ascesa nel prog metal italiano, ma anche un suo possibile arricchimento.