Eccoci al secondo LP, se non consideriamo i quattro EPs precedenti e le due Demo, degli Astriaal, gruppo australiano che ci propone un Black metal dalle venature Death veloce e malvagio ma sempre pronto ad aperture acustico-melodiche a ricordare un po’ i mitici Dissection di Jon Nödveidt.
Detto ciò passiamo all’album: nulla è cambiato rispetto al passato, questo “Renascent Misanthropy” si presenta con un’opener song d’atmosfera dalla breve durata.. giusto giusto un minuto e poco più per introdurci alla rabbia spietata della successiva “Ritual Hate Construct” (una delle migliori tracce dell’album a mio parere); dove i blastbeats di Gryphon e i furiosi screamings di Azarkhel fanno da padroni di casa.
Col proseguire dell’album si nota l’interessante “Arborescence”, song dalla struttura differente dalle altre tracce: la canzone si evolve snodandosi tra inquietanti background clean vocals, screamings infernali, qualche passaggio di tastiera appena accennato ed un drumming ben strutturato che alterna vorticose accelerazioni di cassa ad incazzatissimi blastbeats fulminanti.
Va detto comunque che nonostante la qualità della musica e la malvagità che ne trasuda (componenti essenziali che non mancano assolutamente alla band), il combo australiano non ci propone niente di nuovo rispetto al classico black metal di stampo melodico, se non che gli Astriaal col tempo sono riusciti, giocando per l’appunto su questa componente, a crearsi un proprio sound, ben definito e riconoscibile (confrontare la splendia instrumentale “Acquisition Of The Stars”); cosa non da poco calcolando le miriadi di band senza arte ne’ parte che si divertono a pestare come dannati sulle pelli, ad usare forchette come plettri e a vomitare sul microfono…
Segue a ruota (interrompendo la momentanea tranquillità precedentemente ricreata) la più veloce, furiosa e strettamente “Black metal” song dell’album: “Reaper Of The Ages”; dove la tensione, e la voglia di spaccare tutto travolgendo chiunque si trovi a tiro, sale a picchi davvero alti, se non che nel finale, grazie all’intervento del dolce suono delle tastiere, torna a regnare “la quiete dopo la tempesta”..anche se per pochi istanti; andatevi a sentire come rapidamente la “quiete” muta in un’oscura outroduction degna dei più cupi racconti fantasy.
Mentre aspetto il prossimo lavoro degli Astriaal, che spero ampli ancora di più il discorso “originalità”, non sarebbe meglio ascoltare anche qualcos’altro? Perché, come ho già detto, non c’è pressochè niente di nuovo sotto al sole: blastbeats, screamings, passaggi acustici, tastiera usata raramente… semplicemente il cinquecentesimo BEL disco Black Metal da aggiungere alla vostra collezione (non c’è nulla di male per carità, io in primis)… ma cambiare un po’ proprio no eh?