E che genere mettiamo a questi folli ungheresi? Folli perchè evidentemente tutti “finiti” non paiono essere vista la lucida pazzia che mettono in note in questa loro uscita. Arrivano a noi con un Ep di soli (peccato) 27 minuti questi giovani che provengono dal paese della Contessa Bathory (destino eh…) e propongono finalmente qualcosa di veramente innovativo. La nostrana E-cemetery continua a sondare i bassifondi oscuri dell’Europa alla ricerca di nuovi neri signori del delirio, e questa volta ci porta un lavoro di difficilissima collocazione e di altrettanto impegnativa descrizione. Si, cerchiamo di usare metodi grezzi ma efficaci: Crandle of Filth + disco tecno = Athalay.
Si, un po’ confusionari, si lasciano prendere la mano dalla lucida follia che li pervade e ogni tanto escono dal solco (e non di poco) ma è geniale l’idea di proporre il Black in molti frangenti senza batteria ma con tanti sintetizzatori e bassi iperbombati, con keys mistiche e oscure (suonate da due splendide pulzelle di gotico vestite) e con una, due, cinque voci growl a sovrapporsi. A volte poca uniformità, confusione, ma anche un ritmo martellante e penetrante che ti fa venir voglia di ballare (il Black!!!!) e di muoverti.
E allora non possiamo, nonostante tutto, non elogiare chi sceglie di cantare in ungherese e di stravolgere le regole di mercato di un genere troppo spesso fisso su paletti (non i paletti tanto cari a tanti sanguinolenti gruppi gotici o black, ma quelli in senso figurato) difficili da superare se si vuole avere un certo tipo di riscontro da critica e fans.
Qui invece la tecnologia per una volta non rovina la musica, ma anzi rende unica un’armonia che se no non avrebbe nulla di più di migliaia di altre songs perse nel tempo.
E allora come non citarvi la stupenda (e attenzione perchè nelle mie recensioni raramente uso questi termini se non realmente meritati) “Unknown pleasure”, in cui si infittiscono le trame musicali con un malinconico quanto cattivo assolo di keys, dai toni quasi moreschi e arabeggianti, su cui si sfoga un taglio di chitarra prima del riesplodere delle grida strazianti dei singer, per un finale cimiteriale notturno, con suoni di organi a incrociarsi con la tecno più pura?
Non lasciatevi ingannare dal primo ascolto, cui il tutto può apparire un muro sonoro inestricabile e difficile da concepire… qualche ascolto in più vi aprirà le porte di un nuovo mondo oscuro, una foresta di paura post-moderna fatta di cielo grigio, pioggie acide e vampiri che camminano accanto a voi, annusando il calore del vostro sangue, pregustando il prelibato banchetto che da li a poco sazierà i loro truculenti appetiti. Però attenzione: la cena siete voi!
Attenzione a questi Athalay: se siete alla ricerca di qualcosa di nuovo fanno proprio al caso vostro. E che il delirio vi accompagni.
Come dite? Già finito il cd? Eh, 27 minuti sono davvero troppo pochi, e in questo caso volano, come le oscure creature della glaciale notte ungherese.