Le realizzazioni di Axel Rudi Pell, ben 14 in 12 anni di carriera, non sono sempre state memorabili, cosa tra l’altro normalissima considerando la frequenza con la quale le sforna, ma credo che nessuno possa negare che si tratti comunque di dischi gradevoli, che mostrano un attaccamento ad un genere ed una sincerità e coerenza davvero difficile da trovare al giorno d’oggi in molti altri musicisti. Questo secondo live (il primo è “Made In Germany” del 1995 con Jeff Scott Soto alla voce) non sfugge ovviamente a questa regola e lo si può tranquillamente inserire nel gruppo di quelle più riuscite.
“Knights Live” è un album essenziale, “nudo e crudo” direbbero altri, non è cioè uno di quei live artificiali, purtroppo sempre più frequenti, ritoccati più e più volte in studio per correggere eventuali inevitabili difetti, e testimonia abbastanza fedelmente una completa performance dei nostri in quel di Bochum. La sequenza dei brani è incredibilmente riuscita e spazia in quasi tutta la discografia dell’axeman (l’unico lavoro non citato è infatti solo il terzo “Eternal Prisoner”) e così da tracce più recenti, come Follow The Sign e Edge Of The World dell’ultimo “Shadow Zone”, che si rivelano molto più efficaci e convincenti in veste live di quanto non lo fossero sull’album appena citato, si passa a pezzi più anzianotti come Nasty Reputation dal disco omonimo del 1991 o anche Call Her Princess e Snake Eyes da quel “Wild Obsession” targato 1989 che segnò il debutto discografico della sua carriera da solista.
I cinque musicisti coinvolti sciorinano una performance di altissimo livello nella quale, differentemente da quando ci si potrebbe aspettare in un live del genere, il ruolo di protagonista non è esclusivo appannaggio di Axel ma equamente (ed intelligentemente) distribuito tra tutti i membri del gruppo che si alternano anche in lunghe esibizioni al proprio strumento, come Mike Terrana (Rage) all’interno del medley di Masquerade Ball e Casbah (in cui potrete ascoltare tra l’altro Stargazer dei Rainbow, la stessa Casbah in chiave reggae e perfino una strofa di Fly Me To The Moon (In Other Words), cavallo di battaglia di Frank Sinatra) o Ferdy Doernberg (Rough Silk) in Carousel all’inizio del secondo CD. E cosa dire della prestazione davvero esaltante di quel fenomeno di lontane origini palermitane che si esibisce al microfono? Se non siete ancora convinti della bravura di quest’incredibile cantante ascoltate allora l’interpretazione da brividi di The Clown Is Dead che sebbene richiami alla mente, come altrove del resto, il grandissimo Ronnie James Dio, spazzerà via ogni vostro ultimo dubbio.
Insomma, un album genuino e davvero riuscito, ricco di quelle improvvisazioni che hanno sempre caratterizzato i live album di molti artisti hard rock (oltre alle citazioni indicate ne potrete cogliere altre, ad esempio in Warrior…), registrato ed eseguito in maniera impeccabile e che sarebbe un peccato che voi amanti di queste sonorità lasciaste ancora a lungo sugli scaffali dei negozi di vostra fiducia.