Un treno che corre sui binari ed una pesante chiave che gira in una serratura arrugginita ci introducono nel marcio mondo dei Bad Things, quartetto dell’Oklahoma che arriva oggi al debutto su full lenght dopo cinque demo ben accolti in patria e che hanno concesso alla band di suonare con Rhino Bucket, ZZ Top, Twisted Sister e tantissimi altri nomi di spicco del metal internazionale. Come approccio musicale siamo dalle parti di uno sporchissimo hard rock venato di tantissimo blues (“Prison Train”) e di qualche reminiscenza stoner (“Killing Time”).
Il grosso difetto, però, è che il tutto suona fin troppo marcio ed impreciso per essere veramente apprezzato, soprattutto per ciò che concerne la batteria, poco trascinante e spesso inadatta a dare il giusto ritmo a brani che vorrebbero ben altro tipo di sostegno. Questo è un peccato in quanto le canzoni non fanno affatto schifo, ma si lasciano anche ascoltare in maniera piuttosto piacevole. Purtroppo, però, non decollano mai e quindi ci si ritrova ad aspettare il boato, la mega sorpresa o il refrain veramente azzeccato che non arriva mai.
Ed allora ecco che il tutto si risolve in un lavoro abbastanza mediocre, di quelli che, dopo un paio di ascolti nemmeno troppo attenti vanno solo ad ingrassare le fila di uno scaffale già colmo e stracolmo di dischi, in attesa magari delle prossime pulizie di primavera che vi faranno ritrovare qualche cd impolverato da riascoltare. Quello che è certo è che, però, sui Bad Things non cambierete opinione.
Un’occasione sprecata perché le potenzialità per fare dell’ottima musica ci sono tutte, ma bisogna anche saperle sfruttare al meglio.