I Beholder giungono con questo nuovo platter al terzo lavoro della loro carriera di band dedita al power metal, dopo il sinfonico esordio “The Legend Begins” e il cybernetico seguito “Wish for Destruction”. Proprio parlando di questo lavoro devo dire che riascoltandolo nel preparare questa recensione l’ho trovato davvero “invecchiato male”, e se dovessi riassegnarci un voto oggi sarebbe sicuramente più basso. Ma in fondo del passato non ci deve interessare ora, e torniamo quindi al presente e a questa “iniezione letale”.
Dopo un classico intro in apertura al disco, ci attende la prima vera canzone del disco “Mr. Grady” (che è anche il singolo dell’album), ed è quanto di più spiazzante ci si poteva attendere. Probabilmente il tentativo dei Beholder era di fare qualcosa di strano, particolare e moderno, ma il risultato è invece tutt’altro che positivo a mio parere, con una strofa quasi cacofonica e un ritornello sì più melodico e organizzato, ma che mai riesce a convincere davvero. I duetti e gli intrecci fra voce maschile e femminile sono uno dei pilastri portanti del suono dei Beholder, e sono quindi presenti praticamente in tutti i pezzi del disco, fra cui “No Religion” che miscela suoni di tastiera “moderni”, passaggi di chitarra acustica e momenti più tipicamente power all’insegna delle chitarre, ma che come un po’ tutto il disco non riesce mai a decollare veramente.
E’ questo il vero difetto del disco, mancano quelle due/tre canzoni che si elevano sopra la norma, manca quello spunto vincente che rende un disco qualcosa di particolare. Esiste invece (purtroppo per i Beholder) il contrario, e sto parlando della ballad “Far Away” che proprio non riesce a convincermi, risultando fin troppo banale e scontata. A controbilanciarla, forse, solo “Lay Down the Law” che nonostante una normalissima strofa presenta un ritornello caratterizzato da un intricato e interessante coro di voci che dona un tocco particolare a tutta la composizione.
Per il resto, il disco si muove sulle coordinate già accennate: un impianto di base classicamente power, tastiere sia come tappeti che come strumento solista a dare un che di sinfonico ed elettronico e due voci che si alternano al microfono (con particolare nota per quella Valentina “Leanan Seade”, che è sempre un piacere ascoltare). Ora sta a voi decidere se questo può essere o meno di vostro gradimento, magari scaricando qualche MP3 fra quelli liberamente disponibili in rete.