Cari amici del metal, c’è un nuovo pericolo che incombe su tutti noi: l’umanità è avvertita i newyorchesi Biohazard sono tornati. E questo significa solo una cosa: non ce n’è più per nessuno. Questo gruppo sin dal lontano 1988, anno in cui quattro pazzi provenienti dai bassifondi della “Città che non dorme mai” che rispondono al nome di Billy Graziadei (Chitarra), Evan Seinfeld (Basso/Voce), Bobby Hambel (Chitarra) e Danny Schuler (Batteria) decisero di unirsi per gridare la propria rabbia verso “Il Sistema”, è stato da sempre controverso, radicale e non avvezzo ad alcun tipo di compromesso. I messaggi dei loro testi documentano il modo in cui il gruppo vede se stesso e la propria provocatoria e critica attitudine nei confronti delle leggi americane.
Durante una delle loro più famose interviste, il gruppo ha dichiarato che: “I ragazzi che hanno soldi sono gangsters, spacciatori o membri della Mafia. E cosa insegnano ai giovani? Che il sogno americano è un ammasso di merda”. Ed infatti due anni e mezzo dopo l’uscita di Kill Or Be Killed ecco che il combo newyorchese ritorna con il suo inconvenzionale mix di Harcore, Metal, Punk ed attacchi di batteria molto Heavy. Ogni album dei Biohazard ha sempre rappresentato un passo avanti, un continuo divenire, un progressivo miglioramento, originato dal continuo sviluppo che la band continua ad avere. Il motto che ha da sempre caratterizzato il gruppo è: “Devi imparare a strisciare prima di imparare a camminare. Ad un certo punto potresti anche essere in grado di volare”. Negli occhi dei loro fans, i Biohazard hanno imparato a volare già da molto tempo, guadagnando, dopo quasi dieci anni e mezzo di carriera, la reputazione di band di culto. Ecco perchè ogni loro uscita è un piccolo evento.
Ma passiamo ad analizzare questo piccolo gioiello che il gruppo ci propone. L’assalto frontale inizia subito con la tipica sirena d’allarme che annuncia l’arriva di una serie di pezzi al fulmicotone, in cui ogni singola nota trasuda il rancore verso le ingiustizie del mondo che da sempre guida la formazione nwyorchese: “My Life, My Way”, “The Fire Burns Inside”, “Killing To Be Free”, “Filled With Hate”, “Devotion”, “Break It Away From Me”, “Kings Never Die”, “Don’t Stand Alone”, “To The Grave” ed infine “Set Me Free”, un concentrato d’odio, rabbia e disperazione allo stato puro, delle vere mazzate “In your face” caratterizzate da un ritmo che non concede respiro, da riff assassini e violenti generati dalle due asce del gruppo, Graziadei e Roberts, e dal titanico lavoro della sezione ritmica magistralmente orchestrata da Schuler e Seinfeld, dei brani che dimostrano quanta voglia il gruppo ha, per usare una frase famosa detta dal mitico Oronzo Canà nel film “L’allenatore nel pallone”, di “Fare un c**o così” ai politici americani. Quando si hanno tra le mani album del genere, ogni commento diventa superfluo. Chiunque ami la musica non può non possedere un gioiello come questo. Se lo acquisterete, certamente non resterete delusi.