A distanza di poco più di un anno ecco il grande ritorno: Zakk Wylde and his band, uno dei miei amati chitarristi a cui finalmente possiamo attribuirgli il meritatissimo ruolo di rock star (molto più di tanti altri a cui viene “affibbiato” questo termine per non si sa quale arcano motivo…).
Ma stavolta il caro Zakk, ci stupisce cacciando fuori un album non più hard&violent, come nei bei tempi passati e, d’altronde, come ci saremmo potuti aspettare (soprattutto mi riferisco ai due sublimi lavori con i Pride And Glory), bensì con una “raccolta” di dolci e calde ballads in pieno American-southern-rock/blues-style (e scusate l’azzardata definizione chilometrica).
Dopo aver arricchito (e tra l’altro chi più di lui poteva permetterselo?) la line-up con elementi del calibro di Mike Inez (ex bassista dei compianti Alice In Chains e di Ozzy Osbourne) e Craig Nunenmacher (già dietro alle pelli anche nei Crowbar), e dopo il semi-flop di “The Blessed Hellride”, l’aitante chitarrista torna a dilettarci con queste quindici stupende tracce di delicate e introspettive ballate, che lasciano però trasparire un sottile velo di malinconia.
Dunque i Black Label Society in una versione che non ci saremmo potuti aspettare in questo “Hangover Music Vol. VI”, la voce di Wylde pur sempre roca e “sgraziata” (che fra l’altro molto ricorda il grande Ozzy), ma che riesce ad emozionare come non mai accompagnato da tali dolci note..
Bella davvero l’opening-track “Crazy Or High” che si adagia su atmosfere tipicamente southern, la successiva “Queen Of Sorrow” che potrebbe benissimo essere scambiata per un pezzo acustico degli Alice In Chains, e, rimanendo nell’argomento, la meravigliosa “Layne”, dedicata a Stanley ormai defunto da un paio d’anni (R.I.P.).
“Hangover Music Vol. VI” è un disco, in cui i Black Label Society hanno quasi completamente stravolto il loro sound verso tutt’altri lidi, e tale proposta forse potrà anche far storcere il naso ai fan più accaniti, ma non si può negare tuttavia, che sia un lavoro perfettamente riuscito (se non fosse che quindici ballads a lungo andare cominciano a diventare un po’ prolisse e possono stancare chi ascolta), dove ritroviamo Zakk alle prese con la sei corde in splendida forma, con tanta voglia di sorprenderci in una veste diversa.
Direi che questi 15-20 euro se li sono davvero meritati.