Assolutamente perfetto questo album di Blaze Bayley, che ritorna alla carica come se voglia anticipare e reagire al periodo di enorme sconforto che lo travolgerà di lì a poco: la moglie subisce un’emorragia cerebrale subito prima dell’uscita del nuovo album e muore dopo alcune settimane.
Un album carico di filosofia, poesia e musica sentita con tutto se stesso. Nessun brano è di troppo. L’atmosfera ricorda X Factor e Futurreal del periodo Maiden ma non ne è una banale copia, anzi, ne è l’evoluzione e la prosecuzione con quell’ingrediente magico che è insito nel cuore di Blaze: il sentimento. Ed è proprio il sentimento a rendere superlativa anche la prestazione vocale di questo cantante troppo sottovalutato, la cui voce è molto potente e dotata di un timbro inconfondibile, per quanto non abbia l’estensione tipica dei grandi vocalists. (Ma quanti ce l’hanno??)
Si parte dalla title track che introduce anche il tema del disco: la forza di rimanere in vita e rialzarsi da tutte le situazioni, messaggio messo in pratica da Blaze in prima persona. Un pezzo veloce ma cadenzato sapientemente dal canto, con ottimo assolo di chitarra, che si ritrova anche in Blackmailer, dove Blaze si lascia andare in un maestoso refrain.
Smile Back At Death è il brano più lungo, sfiora gli 8 minuti, e parla di un uomo che prima di morire vuole perseguire i suoi obiettivi di giustizia…. Ma il bello arriva con la commovente While You Were Gone, in cui si rallenta e la poesia raggiunge i massimi vertici, così come la prestazione vocale.
Si accelera nuovamente con l’inno al coraggio del Samurai (“Die, willing to die, like a Samurai”), mentre di stampo moderno e polemico è Crack In The System: canzone senza fronzoli, aggressiva, con un Blaze arrabbiato, duro e critico col sistema (“They question our existence, our right to live and breathe, questions without answers, answers without questions”).
Poi una stupenda vena futurista in Robot, che riprende il Cogito, Ergo Sum di Cartesio, “I hear, I see, I feel, I think therefore I am”, contrapponendolo al titolo Robot: esortazione per noi uomini moderni, a ribellarci a chi ci costringe a diventare meri automi privi di pensiero autonomo.
Altra ballata, ancora più intimista, At The End Of The Day è pregna di interrogativi, pessimista e scorata. Blaze si chiede se alla fine di tutto c’è sia un significato a ogni cosa che facciamo. Poi suona una sveglia, metallica e fredda, per introdurci a una giornata monotona, uguale a tante altre e che non ci soddisfa più. Waiting For My Life To Begin si inserisce benissimo nel contesto, tuttavia a rapirci nuovamente è l’emozione all’ascolto di Voices From The Past: un inizio in sordina tipico degli album maideniani e poi voce spiegata, assoli velocissimi, Blaze in piena forma che gestisce note non facili con sicurezza e potenza.
Senza essercene accorti è quasi passata un’ora e siamo alla penultima The Truth Is One, meno interessante dal punto di musicale ma ancora una volta in prima linea con un tema esistenziale e filosofico, il concetto della verità e/o più verità…. E si chiude in bellezza con Serpent Hearted Man, canzone che avrebbe il diritto di essere una title track invece che una conclusione. Motivo musicale originalissimo, testo estremamente cupo, metaforico, e ancora una volta la critica pungente all’uomo moderno: “Right was really wrong, wrong was really right after all….”.
Bravo Blaze, complimenti. Smettiamola di pensare a lui e quindi agli Iron Maiden. Blaze Bayley è un artista, indipendente e capace. La fenice è risorta.