Lo ammetto candidamente, ho una sconfinata simpatia per Blaze Bayley. Ormai lontano dai Maiden e dall’insulsa avversione dei fans della vergine di ferro, il buon Blaze continua il suo percorso con questo suo terzo album solista e, sono felice di constatarlo, fa un’ulteriore passo avanti.
L’heavy metal di Blaze e’ ormai riconoscibile, la sua voce e’ un trademark difficilmente confondibile, la sua musica potente e energetica come pochi altri riescono a fare oggi, questo suo “Blood & belief” si apre come meglio non si potrebbe, “Alive” e’ una perfetta metal song, dalle caratteristiche esemplari per essere eseguita dal vivo come gran parte di quanto riesce a fare il buon Blaze.
Ogni momento del disco e’ scandito da sferzate di energia pura, Blaze risulta essere sempre piu’ capace di tradurre in musica il suo carattere e il suo modo di essere, largo spazio anche alle parti musicali, attestazione della maturazione del Balze musicista oltre che cantante.
Bellissime sia “Ten seconds” che la title track dall’inizio spiazzante. Il disco ha la capacita’ di divertire tenendo sempre alto il livello di tensione pur non diventando mai monolitico o noioso.
Insomma un altro centro del singer inglese, un disco che continua il discorso intrapreso con il suo primo passo post Maiden, quel “Silicon Messiah” che gia’ aveva presentato un buon numero di brani piuttosto riusciti, percorso continuato con “Tenth Dimension” che aveva dato la netta sensazione di una maturazione artistica di Blaze. Ora con “Blood & Belief” siamo forse al momento di maggiore importanza della carriera solista di Bayley, ci sono tutti gli ingredienti per permettergli di scrollarsi di dosso definitivamente il fardello di essere stato il cantante dei Maiden che i fans non hanno mai apprezzato come avrebbe meritato.
Il disco in questione ha molti momenti da segnalare, oltre a quelli trattati in precedenza va sottolineata “Will to win” per la solita carica di energia e per l’incedere veloce e convinto e “Regret” uno dei pochi momenti piu’ calmi e riflessivi di questo disco incentrato su un bollente heavy. L’album si chiude con “Soundtrack of my life” forse il brano migliore dell’intero lavoro, un pezzo che, dopo un’inizio lento e melodico, e’ capace di condensare in pochi minuti il discorso che Blaze porta avanti da anni, il brano cresce fino a diventare possente e ritmato, un po’ come la vita reale di Blaze, un brano autobiografico come dice il titolo stesso.
Siamo di fronte ad un’ottimo prodotto musicale, pregno di spunti interessanti, di canzoni potenti e ben congengnate, parliamo di un cantante con una storia di brutto anatroccolo sulle spalle, che, come nella nota fiaba, si trasforma in cigno per poi rischiare di tornare anatroccolo; Blaze si e’ rifiutato di chinarsi a questo destino ed ha combattuto per costruirsi una sua credibilita’ e una sua carriera vera e non una mera vita artistica riflessa su uno specchio dorato quale poteva essere la sua militanza in una delle piu’ famose metal band di sempre. Blaze ha scelto bene e si e’ contornato di musicisti in gamba, ha contato unicamente sulle sue forze e sulla sua convinzione di potercela fare, oggi si puo’ dire che ci sia riuscito, e’ un artista completo e un cantate amato e rispettato.
I miei complimenti a lui ed al suo lavoro, vi consiglio questo disco e, in generale, quanto fatto da Blaze dopo lo split con gli Iron Maiden, forse troverete molto di piu’ di quello che vi aspettate.