“Paradigm Entropy”, seppur non immune da difetti, è un buon album per una band che all’esordio è riuscita a regalare una dose esplosiva di personalità. Sfruttando l’occasione dell’uscita del disco abbiamo contattato il chitarrista Kyle Moorman per saperne qualcosa in più sull’opera e sulla band. A voi i Bleed The Sky.
Ciao Kyle! Grazie per la disponibilità e benvenuto su H-M.it!
Nessun problema, grazie a voi per lo spazio concessoci.
Quali sono, secondo te, gli elementi principali che caratterizzano il vostro sound e cosa vi differenzia dalle altre band in circolazione?
Veniamo tutti da diversi background musicali, so che fin qui non c’è nulla di nuovo, ma penso che il modo con cui lasciamo agire le nostre influenze sulla nostra musica fa di noi un caso unico. Abbiamo tantissime ispirazioni da altrettanti generi.
Col promo a mia disposizione non avevo testi. Qual è il significato del titolo “Paradigm Entropy”? In che modo questo titolo può essere collegato ai contenuti lirici del disco?
Il titolo può essere interpretato in diverse maniere, ma penso che il significato che gli attribuiamo noi è lo stesso che gli attribuiranno la maggior parte delle persone; il chaos è la normale condizione in cui si manifestano le cose, l’unica certezza su cui puoi contare è il fatto stesso che non esistano certezze.
Tutto ciò sembrarebbe pessimistico a primo impatto ed in effetti può essere visto in questo modo, ma esiste anche l’altro lato della medaglia: quello di un’osservazione positiva del fenomeno. Nel contesto lirico dell’album noi esploriamo entrambi i versanti dell’argomento.
I brani di “Paradigm Entropy” sono piacevolmente vari e pieni di elementi e suoni di diversa natura. Come viene composto un brano dei Bleed The Sky?
Abbiamo imparato presto da band che le migliori canzoni sembrano scriversi da sole, di solito si comincia con un riff di chitarra o con una melodia e da lì si affina tutto. Molte volte il riff originario è scritto fuori del contesto del brano, ma può essere un buon mezzo per indirizzare il processo di creazione. Avere la mente aperta è il nostro migliore strumento come artisti, proviamo molte cose che inizialmente potrebbero sembrare stupide da sole, ma ci aiutano ad inserire elementi normalmente non insiti all’interno della musica heavy.
Ancora sulla varietà del sound. Ho notato a tal proposito non poche atmosfere e passaggi non propri della tradizione metal. Quali sono gli ascolti esterni a metal che vi hanno influenzato?
Noi ascoltiamo la stessa quantità di musica metal e “non metal”. Dei buoni esempi potrebbero essere band come Simon and Garfunkle, Portishead, Michael Hedges, Crystal Method, Stevie Ray Vaughn, Miles Davis, ecc. Ascoltiamo tantissimi generi e raccogliamo ovunque si possa raccogliere qualcosa.
La produzione di “Paradigm Entropy” mi è sembrata veramente perfetta per il vostro stile. Sei d’accordo? Come giudichi il lavoro del vostro produttore, Ben Schigel?
Ben è una delle migliori persone che noi abbiamo mai avuto occasione di conoscere, sia come amico che come produttore. E’ un produttore davvero versatile, e non usa sempre lo stesso stile per caratterizzare il sound di ogni band per cui lavora. E’ lui dietro ad essere dietro al mixer, ma è anche sempre a cercare nuovi elementi in fase di registrazione, ed è in grado di farti uscire un disco che tu non sapevi di essere in grado di creare.
Il vostro sound, anche se sempre violento e diretto, è pieno di effetti e samples. Riuscite a riprodure i brani fedelmente in sede live? Che caratteristiche prediligete far emergere per coinvolgere il pubblico?
Abbiamo sempre tenuto conto della nostra capacità di riprodurre i brani live prima di registrare, anche perchè so per esperienza personale che se vado a vedere una band che dal vivo lascia qualcosa fuori ne rimango davvero deluso io stesso. Ci sono alcune cose che noi suoniamo solo dal vivo, che sembrano suonare meglio in contesti live e funzionare meno in studio, tentiamo sempre di offrire a chi ci viene a vedere più di una volta qualcosa di differente in ogni occasione. Tentiamo di avere molta interazione con la folla quando suoniamo, ma dipende molto dallo stimolo ricevuto al momento.
Questo è il vostro debutto con la Nuclear Blast. Cosa ne pensate del lavoro della label?
Non potremmo essere più contenti di come siamo stati trattati. Stiamo vivendo un sogno che avevamo sin da quando frequentavamo le scuole elementari, ed la risposta è quanto di più entusiasmante si possa avere. Ripeto, non potremmo essere più contenti.
Una delle vostre prime esperienze live è stata da opening act degli Opeth. Complimenti! Cosa ricordi di quel giorno?
Oh wow, è stato molto tempo fa (Febbraio ’03). Ricordo che loro stavano giocando a calcio nel parcheggio sul retro mentre noi eravamo tutti nervosissimi per dover fare il nostro primo show di fronte a 700 persone. Ci eravamo formati da soli due mesi, ed avevamo a disposizione solo quattro brani. Abbiamo un video di quello show da qualche parte, mio dio, nessuno lo dovrà vedere mai. Hehe.
Cosa cercate dalla vostra carriera musicale? Quali sono i vostri obiettivi principali?
I nostri obiettivi saranno soprattutto di continuare a fare ciò che stiamo facendo, ed abbiamo davanti una lunga carriera per farlo. Non possiamo aspettarci di girare il Mondo intero per supportare il primo album, con la speranza di farlo con molti altri dopo di questo, siamo come una famiglia; non possiamo ancora aspettarci tutto ciò che desideriamo.
Che mi dici del tour? Pensi che vi potremo vedere in Italia?
Abbiamo intenzione di andare oltre oceano per supportare il disco, abbiamo già avuto una buona risposta in Europa con l’uscita del singolo e abbiamo in mente prima o poi di fare un tour europeo, toccando anche l’Italia naturalmente.
Conosci qualche band italiana? Se sì, quali preferisci?
Non posso esprimere giudizi sulle band italiane perchp non ne conosco, ma siamo sempre pronti ad ascoltare la buona musica da ovunque essa provenga.
Termina come ti pare l’intervista. Ti ringrazio ancora!
Il piacere è stato tutto mio, grazie per le belle domande. Speriamo di vederci oltre oceano quanto prima!