Dover recensire un album dei Blind Guardian non è mai stato facile e anche in questo caso il compito si rivela piuttosto arduo. Ancora una volta i quattro bardi si sono spinti in avanti e ancora una volta il loro sound ha subito una nuova evoluzione. Dopo la mezza delusione che “ A night at the opera” aveva suscitato in molte persone, i guardiani avevano solo due vie da seguire ormai: o continuare a percorrere la strada intrapresa con il precedente album con tutte le sue conseguenze oppure dare una decisa sterzata al loro sound e tornare alle origini. E questo è proprio quello che succede con il nuovo “A twist in the myth”. Non fraintendete tuttavia queste mie parole, i Blind Guardian non hanno composto un nuovo “Imaginations from the other side” oppure un nuovo “Somewhere far beyond” semplicemente hanno cercato, centrando in pieno il loro obbiettivo, di unire quelle sonorità tipiche di “A night at the opera” con momenti più incalzanti ed aggressivi caratteristici della loro produzione passata diminuendo l’uso massiccio dei cori, delle orchestrazioni e delle linee di chitarra, elementi che avevano fatto storcere il naso a molte persone.
Il risultato è questo nuovo ed entusiasmante album che non riesce a raggiungere i livelli compositivi di “Imaginations from the other side” o di “Nightfall in middle earth” ma poco ci manca.
Si parte subito alla grande con due brani come “This will never end” e “Otherland” che ben riescono a bilanciare momenti più tirati ed aggressivi a ritornelli melodici e dannatamente trascinanti mentre Hansi è autore di una prova al microfono assolutamente eccezionale. Atmosfere medievali sorgono con la successiva “Turn the page” con la quale i nostri iniziano a farci ballare grazie a momenti folkloristici che per tutta la durata del pezzo non smetteranno per un solo secondo di incitare l’ascoltatore a mettersi a saltellare a destra e a manca grazie all’uso combinato di flauti e violini. Si prosegue con “Fly” che colpisce diritta nel segno, grazie al suo incedere tipicamente hard rock oriented, mentre con la successiva “Carry the blessed home” i quattro di Krefeld tirano di nuovo fuori le cornamuse e ci regalano un brano che molto si avvicina ai pezzi presenti in “A night at the opera” per un lento davvero niente male. “Another stranger to me” continua a riversarci in faccia una buona dose d’aggressività miscelando sonorità hard rock oriented con il classico sound dei tedeschi unito ad un ritornello efficace e di facile presa.
I guardiani non dimenticano però le loro origini musicali e con le successive “Straight through the mirror” e “Lionheart” ci deliziano con due brani veloci ed incalzanti fatti di ritmiche feroci e continui cambi di tempo mentre la sezione ritmica creata dal nuovo entrato, Frederik Ehmke si rivela vincente e martellante. Uno dei momenti più alti dell’intero album è raggiunto con “Skalds and shadows” brano che nella versione presente in questo nuovo album può benissimo essere paragonata ad una nuova “A past and future secret” soprattutto grazie all’uso che i nostri fanno dei flauti e dei bodràn. A conclusione di questo nuovo capolavoro troviamo due canzoni piuttosto oscure come “The edge” e “The new order” che vanno ancora una volta a confermare la classe ineccepibile dei nostri con ritmiche furiose ed incalzanti che martellano l’ascoltatore senza un attimo di tregua, mentre la bonus track “Dead sound of misery” è una nuova versione, più drammatica ed oscura della stessa “Fly”: la prima, infatti, rappresenta la vita mentre questa la morte.
Che dire ancora? I Blind Guardian sono una band unica capace di stupire con ogni nuovo album. “A twist in the myth” rappresenta, a giudizio di chi scrive, il miglior album di tutto quest’ anno metallico.