E tre! In neanche quattro anni i Blodsrit hanno sfornato tre full-length, e ogni volta ci hanno sorpreso sempre più positivamente. Questo nuovo “Helveteshymner” è davvero la conferma del fatto che talvolta per ottenere dei buoni risultati serva l’esperienza oltre all’ispirazione . Se con i precedenti lavori gli svedesi avevano peccato di eccessiva aderenza ai canoni del black metal, e soprattutto a quello dei cugini Dissection, questa volta ci mostrano di essere in grado di creare qualcosa di più maturo, personale e soprattutto efficace.
“Helveteshymner” è un album molto massiccio, che punta più all’impatto che all’atmosfera. Le canzoni si tengono tutte su tempi veloci, non presentano molte tracce della veste onirica di “Ocularis Infernum”, anche se la melodia delle chitarre è sempre ben chiara e affascinante e supera lo spessore di quella del precedente lavoro. Il confronto più vicino sembra essere con i connazionali Setherial, soprattutto quelli di Nord, per gli arpeggi violenti ma mai brutali, sempre ammantati da un’aura cupa e crepuscolare (nella settima “Ildjarn” sono raggiunte alte vette epiche). La produzione è molto nitida e permette di incrementare la forza distruttiva di queste sinfonie invernali. Fra i brani si inserisce anche una cover di “Solitude” dei mitici Candlemass, che, se non eseguita alla perfezione, ha però il merito di mostrarci questo pezzo in una veste black. Ottimamente migliorato è il songwriting, ora più vario, più eclettico e meno schiavo di clichè black ripetuti alla nausea.
Un album che non può dirsi “capolavoro” perché in fondo non aggiunge molto di nuovo alla scena black metal, ma che ci ha presentato un gruppo pienamente consolidato, maturo ed abile nel fondere forza e melodia. Un plauso va anche a Lorenzo Mariani per l’artwork che sa suggerire l’impronta gelida e nordica di questo lavoro. Adesso non resta che provarlo, non vi deluderà.