Quello che vi dirò ora è da prendere abbastanza con le molle: immaginatevi una versione più brutale e lineare dei System Of A Down, con un cantato sufficientemente sopra le righe, ma una potenza che pesca a piene mani dal thrash anni ’90 (Pantera e compagnia, per intenderci). Avrete così ottenuto quello che, a grandi linee, propongono i Breed 77 con il loro “Insects”. Certo, il tiro dei brani è meno sperimentale e più in-your-face rispetto alla formazione armeno-statunitense, ma grossomodo ci sono parecchi punti in comune, primo fra tutti la versatilità della voce di Paul Isola, vero punto di forza del gruppo. Mi rendo conto che un paragone del genere possa creare aspettative grandi, vista la qualità quantomeno altalenante dei vari progetti messi insieme dagli ex System Of A Down (Scars On Brodway con Daron Malakian ed un Serj Tankian sempre più lanciato verso la carriera solista e le suggestioni orchestrali), ma ciò che suonano i Breed 77 non si trova in giro così sovente e fa piacere scoprire una nuova band che inserisce elementi abbastanza nuovi nella propria proposta.
“Insects”, in ogni caso, è un disco variegato e composto da molte sfaccettature differenti, tante quante sono le influenze del gruppo: si va dai momenti più furiosi dell’opener “Wake Up” fino alle chitarre spagnoleggianti di “New Disease” passando per il fascino della linea vocale della titletrack. Il variegato ventaglio stilistico a cui si appoggiano quindi i Breed 77 rende decisamente interessante il loro lavoro e, nonostante la lunghezza effettiva del disco si assesti attorno ai 70 minuti , la percezione è quella di un disco che scivola via in un divenire di particolari apparentemente insignificanti, ma decisamente interessanti se captati con attenzione. Un album, insomma, che cresce con gli ascolti e che risulta anche parzialmente innovativo, mescolando le carte in tavola in maniera furba ed intelligente. Vivamente consigliato.