Nuova band al debutto discografico per la nostrana Scarlet Records che ultimamente si sta buttando
sul mercato anche con gruppi power metal ampliando così il suo catalogo e i generi offerti.
Questa volta è il turno degli italiani Broken Arrow. Anche se questo è il loro debutto discografico
e non ho notizie di precedenti demo, i componenti non sono certo dei novellini;
infatti in formazione è presente l’ex chitarrista dei White Skull, Nick Savio.
Inoltre la produzione affidata a Luigi Stefanini è ormai garanzia di qualità quindi su questo punto non ci
sono assolutamente problemi. I Broken Arrow dimostrano tutta la loro preparazione
con i loro strumenti. Devo assolutamente fare i miei complimenti al cantante Dave Baduena che mi ha
assolutamente catturato con la sua voce e che è un un punto chiave del sound del gruppo. Infatti la sua voce
si adatta perfettamente ad ogni situazione: più aggressiva nei momenti aggressivi e più pulita
nei momenti tranquilli.
Un plauso và fatto anche a tutti gli altri elementi, in particolare per vivere i loro strumenti e non
utilizzare trucchi; insomma si sente che gli strumenti sono suonati da persone e non da macchine.
Questo particolare risalta maggiormente nella batteria dove il bravo Camillo Colleluori dà ottimo sfoggio di sè.
Comunque ciò che conta è la musica in tutta la sua interezza. Il gruppo pesca un po’ ovunque dalla
musica metal e hard rock degli ultimi venti anni con particolare riguardo agli anni ottanta.
La musica proposta non è facilmente riconducibile ad un’unico gruppo ma magari sono riscontrabili momenti
che possono ricordare un gruppo più di un’altro, ma ripeto, si è evitato di prendere un gruppo ad
esempio ed imitarlo pedissequamente. La musica infatti non è propriamente power metal, come
riportato dal foglio di presentazione dell’album. Secondo me è più semplicemente heavy metal, in senso
classico, con elementi power, anche se delle volte molto accentuati. Ad esempio il power metal è maggiormente marcato in entrambe le parti di “Isaac Story”.
La title track invece è più hard rockeggiante, ricorda vagamente i Deep Purple. “Invisible Heroes” è il brano
più epico e cavalleresco di tutto il lotto dovuto soprattutto alle belle cavalcate di Nick Savio e alla pomposità epica delle tastiere di Giulio Bogoni.
L’album si assesta tutto su ottimi livelli anche se non ci sono ritornelli particolarmente efficaci,
nel senso che entrino immediatamente in testa e che ci si ritrova a canticchiare
senza rendersene conto. Non so se sia un bene o un malema di sicuro l’album ha bisogno di qualche ascolto in più di un solito disco power. Unica eccezione che potrei citare è “Frozen Tears” in cui il ritornello
è più facilmente assimilabile grazie a quel suo incedere vagamente cavalleresco. Il brano passa
dall’aggressività alla dolcezza risultando molto vario nonostante la sua brevità. E’ più facilmente
assimilabie anche “The Gothic Line” che è una canzone che deve molto all’interpretazione di Baduena
ed al bell’assolo di Savio. Molto tastieroso è invece “Stalingrad” che però non mi ha particolarmente colpito come brano: un po’ troppo anonimo.
Concludo dicendo che quest’album degli italiani Broken Arrow è stato una piacevole sorpresa. Nessuna
clonazione di un qualche gruppo più famoso. L’aver unito varie atmosfere e vari generi in modo ottimale li rendono molto personali anche se non proprio diretti. Ma sono convinto che vi piaceranno.