Quando la classe impera, ad un artista che si accinge a creare può anche bastare guardarsi allo specchio, riconoscendo sè stesso ed il proprio passato, per dar vita a qualcosa di tanto unico quanto memorabile. La candida e spoglia cover del disco, così come quel secco “Candlemass” scelto come titolo del lavoro sono, infatti, soltanto le prime manifestazioni dei due concetti-chiave che si rincorreranno per tutta la sua durata: la semplicità che si scontra, si unisce e si manifesta con il trademark ormai consolidato di una band che sa come ossigenare i polmoni dei propri fan e della propria vena creativa.
Il benvenuto provvede subito ad indirizzare l’ascoltatore verso binari classici, quelli su cui i Candlemass hanno creato i presupposti per dar credito ad un nome oggi monolite della scena doom. Gli ansimanti riff della stupenda “Black Dwarf” fanno prepotenti il proprio ruolo di apripista consapevole del peso da portare sulle spalle e con toni striscianti ma allo stesso tempo sostenuti si trascinano dietro l’ingresso di un Messiah Marcolin perfetto finalizzatore di ogni creazione. Un viatico unico per dar vita ad un disco altrettanto unico per la matrice con cui è stato confezionato. Tutto è genuino ed attentamente marchiato a fuoco: dalla componente epica che accompagna ogni gemito ad una solidità che non lascia intravedere spiragli di cedimento, dal dinamismo equilibrato di “Seven Silver Keys” alle passate evocazioni suscitate dalla classica “Copernicus”; perle nere, erranti nelle oscure atmosfere con un’indifferenza che lascia sbigottiti quasi a volere rafforzare la tesi che vuole i cinque musicisti consci, con il proprio ritorno, di non dover dimostrare nulla a nessuno.
Quando “The Day and the Night” volgerà al termine suggellando la fine del disco e facendo ricomparire la luce nell’ambiente in cui si sono alternate le note di “Candlemass”, un forte senso di soddisfazione s’impadronirà dell’ascoltatore reduce da un’overdose di suggestione sonora. Senza inventare nulla, la formazione svedese ha dato vita a qualcosa di perfetto, dannatamente unico ed inimitabile, da avere ed ammirare con rispetto.