Ecco a voi una chicca uscita successivamente ad un anno per me importantissimo, cioè il 1976. Quell’anno aveva visto sfornare quel gioiello occulto e grandioso che è Presence. Ed ora ci troviamo nell’anno successivo, il 1977, un anno che si sta avvicinando sempre di più a quel post punk che caratterizzerà tutti gli anni 80, pur trovandoci già immersi in quel punk rock della scena londinese e americana, che sembrava essere uno schizzo violento sulla classe di certi pezzi maestosi, su certi pezzi storici, sulla storia del rock più precisamente. Nonostante ci sia aria di reazione e rivoluzione tra le creste all’insù, l’eleganza e il prodigio dell’hard rock e del prog non mancano, anzi..Proprio quell’anno nasce un mini capolavoro a molti non conosciuto: “Dawn Explosion”. Che cos’è? E’ un album dai toni magici e “controversi” per alcuni aspetti.
Magico per quanto riguarda i componenti della band che non sono certamente di primo pelo ed hanno saputo incantare il pubblico con la loro musica, sino ad arrivare al sapiente e delizioso cocktail di sonorità racchiuse in questo album. Ma chi sono i Captain Beyond? Sono un gruppo formatosi nel 1971 e a sorpresa i componenti che vi troviamo, saranno per noi oggi, delle vere e proprie “pietre miliari” del rock e del prog. La prima formazione vede schierarsi niente meno che Rod Evans, ovvero colui che aveva dato voce a Kentuky Woman e Hush (vi dicono niente questi titoli?), Bobby Caldwell alla batteria, che collaborò col grande Johnny Winter, Larry Rheno Leindart chitarrista sì dei Captain Beyond, ma soprattutto ricordato per i mitici Iron Butterfly. E non era il solo componente ad essere un Iron butterfly, in quanto anche il bassista, tastierista ed organista Dorman era il bassista degli Iron Butterfly. La band nel tempo aveva avuto parecchi screzi, sino ad arrivare al primo scioglimento del 1973.
Nel 1977 la band si ricompone con una variante. La nuova formazione vede la sostituzione del cantante: al posto di Evans entra Willy Daffern, e se non sapete chi è , è semplicemente perché aveva cambiato il nome successivamente in Willy Dee, collaborando con Tim Bogert per Pipedream e collaborando persino con Gary Moore per un anno, quindi un’altra personalità un po’ a meteora se vogliamo essere onesti, che aveva contribuito alla realizzazione di Dawn Expolosion e che sarà per lui il trampolino di lancio. Non differiscono Rheno Caldwell e Dorman che rimangono stabili. Che cos’è Dawn Explosion? E’ un length che seppure non splenda per caratteristiche eccezionali come ordine e programmazione delle track, racchiude in se qualcosa di importante, proprio a causa dei suoi componenti e delle sue sonorità rock e prog. E’ un gioiellino da collezione, è un soprammobile di nicchia non da tenere sullo scaffale, ma da ascoltare e apprezzare per certe sue parti e che può sicuramente dare una marcia in più alla vostra libreria acustica.
L’album si apre con la fresca, vivace e colorata Do or Die, un ritmo rock non calcatissimo ma carezzevole e non impegnativo; Icarus, l’avrei lasciata per ultima poiché per me questo è il pezzo cult o meglio è il pezzo che sostiene questo album a parere mio: prog e rock dalle ombreggiature funk , si mescolano per dare vita ad un pezzo capolavoro. Icarus come nome gli si addice: è solare, potente, con riff molto coivolgenti. Come trampolino di lancio è stato ottimo per il buon Willy.
Sweet Dreams è quel pezzo che lo sancisce come qualcosa che va fuori dal comune: ritmo lento, sognante, incantevole, una sorta di ninna nanna “Zappiana”, che ti accompagna verso mondi sconosciuti. Fantasy ha un ritmo già più accattivante e più hard. Anche qui Willy ha potuto dimostrare la sua capacità vocale molto buona, come la sua interpretazione del resto, in linea con la parte strumentale. Insomma, Willy da quel trampolino di lancio non ha rischiato di farsi molto male, grazie anche probabilmente alla preparazione e capacità degli altri componenti.
E come in un libro improvvisamente ci troviamo a leggere quelle pagine che rimangono in mezzo, quelle che si stendono più facilmente. Di cosa parlo? Parlo di Breath of fire part 1 e 2. Un pezzo prog rock di livello alto, ma discreto. Discreto poi sarà l’aggettivo che secondo me si addice di più a questo album, non in termine negativo, ma discreto in senso di pulizia, di educazione e non esagerazione nei toni più rocciosi, ma elegante e di classe. Queste due canzoni, sono come le pagine mediane di quel fantomatico libro a cui associo l’album..
Passiamo ad If you please, ipnotica e orecchiabile sempre su toni vivaci, e alla romantica Midnight Memories, che si pongono su scale più accessibili o forse fin troppo accessibili, cadendo così un po’ nella banalità di un rock che, dati gli elementi, sicuramente poteva essere qualcosa di più. Ma passiamo ai pezzi successivi…
Ma ,ma ..Forse sono capitata in un altro album. Ahimè qui troviamo la pecca enorme di questo album che potrebbe farlo decadere abbastanza, non per composizione, ma bensì per omogeneità all’ascolto. Ci fossimo trovati davanti ad un album sperimentale di principianti avrei detto : “ah ok, sono alle prime armi, avranno sperimentato anche la scaletta nel disco”..ma ahimè non è così. Space interlude apre Oblivion che è richiusa da Space Reprise. Sono tre pezzi strumentali che danno un psichedelica all’album, ma purtroppo ed a mio parere, nel punto sbagliato; completamente distaccate dal resto, non danno continuità all’album cataputlandoci dall’ atmosfera astronomica di Space Reprise, passando dentro a una sorta di “Azymuth” rock in Oblivion e ricadendo brevemente all’interno di una campana psichedelica in Space Reprise.
Tiriamo le somme di questo album : un album da tenere in considerazione perché fa parte della storia di quel rock poco conosciuto fatto dai “grandi” e che vale la pena conoscere sempre più a fondo. Un disco che rispecchia le caratteristiche del suo gruppo : è nato e cresciuto in maniera forte, ma è scemato nello “spazio” di una giungla musicale. Forse i titoli Icarus e Breath of Fire, non hanno portato granchè bene all’album e al gruppo stesso , facendo sciogliere quelle “ali di cera” e Sweet Dreams li ha fatti un po’ addormentare nel finale, pur essendo i pezzi migliori, come ho già detto precedentemente.
Commenti a parte, Dawn Explosion è uno di quei dischi che sta fra le righe, deve tuttavia essere conosciuto e apprezzato ed io a mio modesto parere, lo apprezzo davvero. Rispecchia sonorità e regole di un prog rock (specificando che quando parlo di rock mi riferisco anche alle parti più hard) lontano da noi, ma amato da quelli che lo hanno vissuto davvero. Tutto sommato, pecche a parte, elogio questo album, perché rispecchia il mio carattere “musicale” e non : è particolare.