Dopo un piccolo demo cd di sole quattro tracce, gli italiani Chaoswave riescono a raggiungere il traguardo del primo full lenght album. Il mastro burattinaio che regola le mosse dei Chaoswave è il danese Henrik “Guf” Rangstrup (già chitarrista nei Sinphonia) il quale, trasferitosi in Italia per ragioni personali, decide di formare la band in oggetto.
“The white noise wihtin” combina poderosi riff di chitarra uniti ad una struttura melodica piuttosto complessa ed articolata fatta di continui cambi di tempo e parti sincopate. Tutte le canzoni poggiano su di un’ossatura ben congegnata ma che si rivela non immediata e diretta rendendo quindi l’album un po’ ostico. Nonostante la band svolga il proprio lavoro in maniera eccezionale, grazie soprattutto a Mr. Rangstrup che macina continui riff e soli di chitarra con una violenza incredibile sullo stile di band come Nevermore e Control Denied, il vero punto debole dei Chaoswave sta nel cantato di Fabio Carta e Giorgia Fadda che non riescono a dare ai brani quella scintilla che permetterebbe loro di decollare: infatti, se l’alternanza del cantato femminile con quello maschile può essere una buon’idea da inserire all’interno dei pezzi purtroppo nessuno dei due, mi spiace dirlo, possiede la grinta necessaria per riuscire ad interpretare delle canzoni con una struttura così dura ed aggressiva.
“The white noise within” è dunque un progetto difficile, che presenta canzoni articolate e non immediate. Credo che un doveroso ascolto in colonnina, dove possibile, sia assolutamente necessario prima dell’acquisto del disco che, ripeto, non è assolutamente da buttare, anche se, a mio modesto parare, bisogna limare alcune cose prima fra tutte rendere la struttura delle canzoni meno articolata in maniera tale da potere così permettere alle canzoni di fondersi con il cantato di Fabio e Giorgia, che dimostrano in ogni caso di essere due discreti singer.