Ortiz ci prova ancora, dopo “At The Dream’s Edge “(2010) e stravolta con “All Roads Lead Here” con il suo progetto Chimp Spanner, che vede al suo interno il batterista le Gal, il bassista Swan e il chitarrista Hugues , comprendendo ovviamente Ortiz, che è un multi-player di basso, batteria e tastiere ma soprattutto di chitarra a 7/8 corde.
I Chimp sono stati etichettati come progressive anche se dapprima erano considerati facenti parti del djent, ovvero quel sottogenere heavy metal (pionieri ne furono i Messhugah in Svezia) che si è affermato in America e in Inghilterra a metà del 2000 e dove vedeva al suo interno riff sincopati di chitarra (power chord), il palm muted per chitarra attraverso un virtuoso assolo e da ritmica e tecnica complessa. Detta un po’ di teoria e concentrandoci sul lavoro di Ortiz , direi che è buono. Completamente strumentale, ma di buon effetto. Melodie energiche, leggere ma seducenti e sognanti date dalla presenza dell’ambient dai virtuosismi delle chitarre e del basso che ci danno dentro parecchio per quanto concerne la presenza del prog metal “retro fururista”, come piace definirlo a lui stesso e da elementi jazz fusion. Per gli amanti del genere lo consiglio (io personalmente adoro i lavori strumentali). E un album fatto bene, alternato da parti più o meno graffianti e non ha effetto per così dire soporifero , come invece molti altri dischi strumentali possiedono, ma direi più “rilassante”. Ma effettivamente è un genere che non si può permettere di esserlo. Non è per niente noioso ed inoltre non è neanche troppo lungo come durata di tempo. Molto bella le parti di Moebius, quindi un disco che io consiglio personalmente e questo Ortiz è davvero un musicista molto interessante a parer mio.