Cafè Liber, Torino – 5 Novembre 2014
Cosa fanno le agenzie di booking e management? Forniscono servizi alle band facenti parte del proprio roster, trovando loro date interessanti, curandone la posizione, la comunicazione e la presenza nel panorama musicale. Tutto qua? No, la ROCKSHOTS MUSIC MANAGEMENT, ha portato sul palco del Cafè Liber, il 5 Novembre, i CIRCLE II CIRCLE, vale a dire, il progetto musicale di Zak Stevens. Sì, lui, Zak Stevens. Intesi?
Abbiamo già avuto modo di parlare del Cafè Liber nel live report dei Fleshgod Apocalypse, ma per chi non avesse letto l’articolo, riassumo brevemente. Il Cafè Liber, figlio degli anni ’90, frequentato da artisti, studenti, appassionati di cinema e fedeli al dio Bacco, è un circolo letterario che, attraverso varie vicissitudini, oggi ha sede in Corso Vercelli al civico 2, e propone, ai propri affezionati e non, iniziative musicali, inerenti anche le arti visive, il cinema, l’intrattenimento, il teatro e la letteratura. Cultura a 360 gradi nelle sue molteplici sfaccettature. Ivi inclusa, la musica rock e metal. Il locale dispone di qualche buon posto auto nelle adiacenze dell’ingresso, ed è stato recentemente ristrutturato. Bionda bevanda, cocktails, un buon palco e una più che buona acustica. Fa parte del circuito ARCI, e pertanto, per accedervi, sarà necessario sottoscrivere un form e farsi rilasciare la tessera, valevole per l’anno in corso, che darà accesso a tutti gli eventuali esercizi al circuito associati.
La serata vede in apertura gli HIGHLORD, alla seconda apparizione live dopo l’abbandono di Sted. Due le novità on stage: alla chitarra il giovane Francesco Lombardo, di nome e di fatto, e il ritorno di Mr. Triton alle tastiere. Essendo in apertura, i minuti a disposizione sono pochi, a scapito degli intermezzi goliardici su cui il singer Andrea Marchisio giammai ha lesinato.
Per essere un mercoledì sera Torinese, l’affluenza non è male, e tra il pubblico si scorgono alcuni tra i fan storici della band. Me compresa ;-D Intro col botto, con Far from the Light of God, cavallo di battaglia degli Highlord che spiana la strada a No More Heroes, una delle tracce più energiche del loro ultimo lavoro, The Warning After. A proposito, a quando il prossimo album? Segue Scarlet Tears, un autentico tuffo nel passato! Negli ultimi anni credo di non essermi persa nemmeno un concerto della band, e non ho memoria dell’esecuzione dal vivo di questo brano. Dunque, una piacevole sorpresa, che spezza in qualche modo la cadenza schiacciasassi che caratterizza i loro concerti da qualche anno a questa parte. Si serrano nuovamente i ranghi con In this Wicked World, traccia molto variegata, le cui caratteristiche salienti sono il botta e risposta tra cantante e cori, e l’assolo di chitarra, eseguito con dovizia e pulizia. Every Thrash of Me ingrana la quarta, e Andrea cambia registro stilistico, passando dal clean ad un timbro che oserei definire, in termini tecnici, incazzatissimo. La presenza dei cori arricchisce il blend di questa canzone, che introduce il pezzo dei saluti, Arcade Warriors, brano che su disco vede la presenza di Scheepers come special guest, le cui gesta vengono replicate senza alcun tipo di problema dall’ottimo Andrea, il cui acuto sale vertiginosamente, sfiorando l’ultrasuono.
SPELLBLAST. Di loro conosco di vista il batterista che, in occasione del concerto di Satriani a Rezzato, ha riconosciuto tra la folla il mio ragazzo, e lo ha sequestrato per una buona mezzoretta. Lo ha poi omaggiato con una copia del loro album, che ahimè, non sono riuscita ad ascoltare perchè volato in Danimarca qualche tempo dopo. Poco male, ho un intero concerto per farmi un’idea! Ho reperito tuttavia qualche informazione, per non andare impreparata al concerto. Originari della Bergamasca, gli Spellblast, nella loro produzione musicale, hanno come fil rouge tematiche fantasy, mitologia e… l’opus magnum di King, vale a dire, La Torre Nera. Base prettamente power, a cui si intrecciano venature folk, e qualche schizzo di “western”, conformemente con l’opera da cui traggono ispirazione.
Ad essere sincera, quasi nessuna delle proposte power recenti ha suscitato in me chissà quale entusiasmo, troppo facile e frequente la caduta in trappole e clichè tipici del genere, dove purtroppo ottimi musicisti non sono sufficienti a dare credibilità e struttura al progetto. Gli Spellblast mettono a segno una performance priva di sbavature, in cui grande protagonista è la voce, che a differenza dei cantanti più blasonati apparenenti al filone, è potente, piena ed evocativa, non fa spiaggiare balene e non fa correre alcun rischio alla cristalleria di casa. L’impasto musicale non è complesso, ma la molteplicità degli ingredienti rende non immediata la digestione al mio orecchio. L’ensemble mi sembra molto affiatato e tecnicamente capace. Ne ho una buona impressione, ma come spesso accade quando si vedono (e sentono) gruppi per la prima volta, mi riservo di tornare in argomento a seguito di un ascolto più approfondito.
CIRCLE II CIRCLE. Si. CIRCLE II CIRCLE. E senza fare troppi giri di parole o copia incolla / rielaborazioni con vocabolario dei sinonimi e contrari… Zak Stevens, perdiana! Nulla togliendo ai signori musicisti che lo accompagnano in questo tour, ma inutile è nascondersi dietro ad un filo d’erba. Almeno la metà dei presenti, la sottoscritta inclusa, è lì per lui. Iniziato lo scorso 10 Ottobre in Olanda, la band sta per portare a termine il suo tour europeo. Questa di Torino è stata infatti la penultima delle date. Rintoccano le 22,30, e il sestetto inizia la propria performance con Visions, nel mezzo della quale irrompe sul palco l’elettrico Zak, che cattura i presenti proseguendo con Taunting Cobras. A nastro seguono quasi tutte le tracce di Handful Of Rain, fatta eccezione per Symmetry, probabilmente scartata per gli intermezzi in acustica che presenta questo brano. Il concerto è dunque una sorta di rievocazione storica dei tempi.
Quel disco, infatti, può essere considerato il tentativo di Jon di reagire di fronte alla scomparsa del fratello Criss, memore della promessa che i fratelli si erano vicendevolmente impegnati ad osservare, qualora uno dei due non avesse più potuto proseguire con il progetto comune. Poche le parole tra un pezzo e l’altro, ma daltronde, non c’è bisogno di chissà quali discorsi: ad un concerto del genere non ci possono essere avventori casuali o curiosi, ma solo estimatori dei Savatage e del side-project di Stevens. Persone che, unitamente ad aver amato la musica, hanno preso parte attiva al cordoglio per Criss, e sebbene a distanza, hanno vissuto e partecipato alla pena di Jon. Le note di Alone you Breathe sono in grado di esprimere il concetto molto meglio del più articolato degli sproloqui. Ergo, la partecipazione all’evento assume una particolare valenza, oltre che a livello artistico, anche da un punto di vista emotivo: un pò come una riunione di famiglia per ricordare qualcuno che non c’è più, ma senza bisogno di endorsement kleenex o patetici piagnistei. Anzi, parrebbe proprio che Doc Brown sia passato a prenderci tutti non già con una Delorean, ma con un pullman granturismo, portandoci indietro nel tempo e facendoci tornare poco più che bambini. Quando lei era ancora con me e guardavamo su MTV, quando passava, il video di Hall of the Mountain King, ridendo come delle matte e scimmiottando il nanerottolo protagonista.
Al termine della setlist Savatage, I Circle II Circle eseguono brani tratti dalla propria discografia, quali All that remains, Soul Breaker, Heal You ed Epiphany. La chiusa non può che essere Edge of Thorns. E se fino a qui Zak aveva ipnotizzato per interpretazione, gestualità e carisma, in questo momento ci lascia liberi di far galoppare ognuno la propria emozionalità. E fu così che senza vergognarsene, ho visto qualche lacrima scendere su qualche volto dei presenti. Le mie le ho solo potute sentire.
Fine.
Doc mi ha appena riportata nel 2014. Vado al bancone del bar e butto giù qualcosa di forte. I ragazzi delle altre band prendono posizione al banchetto del merch di competenza, poi arriva anche parte dei Circle, Zak incluso, che viene sommerso da richieste di autografi, chiacchiere, complimenti e fotografie. C’è anche chi gli porta in dono delle stampe di fotografie che lo ritraggono onstage, e rimasto colpito dalla dinamicità degli scatti, Zak ringrazia ed esulta, e gli si illuminano gli occhi, perchè le sue figlie saranno felicissime di averle tutte per sè. Ho poi la fortuna di bere una birra insieme a lui, alla tour manager ed ai ragazzi dell’agenzia: l’umanità e la semplicità di questa persona sono due tra le tante cose che non dimenticherò mai di questa serata.
Si fanno le 4 del mattino. Sono stanca morta, ma felice.
Per tutti quelli che c’erano e che hanno letto questo report, ci vediamo al Wacken l’anno prossimo.