Giugno 2005. Esce “The 1st Chapter” dei Circus Maximus e subito il nome della band norvegese entra nel gotha dei migliori esponenti prog del pianeta. Ora, a distanza di due anni, Michael Eriksen e compagni sono chiamati a bissare il successo clamoroso del loro album d’esordio con la pubblicazione di questo “Isolate”.
La compagine del roster Frontiers sembra non aver apportato grosse modifiche al proprio sound, smussando lievemente quelle piccole (e gradevolissime) escrescenze hard rock che caratterizzavano “The 1st Charter” ed enfatizzando la propria ammirazione per Dream Theater e Symphony X. Sono ancora loro le band di riferimento per il processo creativo dei Circus Maximus, al solito molto attenti ad ogni piccola sfaccettatura del proprio sound. “Isolate”, da questo punto di vista, sembra essere un album riuscito pienamente, eppure la verve del primo capitolo non sembra trovare poi molto spazio all’interno dei quasi cinquantacinque minuti di musica proposta. Se “The 1st Chapter” colpiva sin da subito per la sua eleganza stilistica e per una freschezza compositiva imbarazzante, questo secondo capitolo di casa Circus Maximus da il meglio di se solo a livello formale, relegando la riuscita finale di un buon numero di brani a semplice manierismo tout court. Se impressionano la tecnica esecutiva di “Sane To More” ed il piglio melodico di “Wither”, non si può dire altrimenti di altri episodi meno entusiasmanti, come la lunghissima e ridondante “Mouth Of Madness”. Quando, poi, i norvegesi rispolverano le care vecchie influenze ‘80s (“Arrival Of Love” e “From Childhood’s Hour” su tutti) il pensiero vola immediatamente all’exploit del disco d’esordio, in questa sede non eguagliato anche per via di brani anonimi come la ballad “Zero”.
Insomma, inutile girarci troppo intorno: i Circus Maximus erano chiamati ad una prova decisamente onerosa ed il fatto che “Isolate” sia di un gradino inferiore al superbo “The 1st Chapter” non toglie alla band di Oslo il grande merito di aver saputo coniugare tecnica e melodia in brani piuttosto corti per gli standard prog. Il loro è un ritorno gradito, anche se in molti, probabilmente, si aspettavano qualcosina in più…