Dopo il successo inaspettato per “Word To The Wise” del 2009, arriva, nel febbraio di quest’anno, il nuovo attesissimo album “The Shape Of Things”. I cinque Clairvoyants nel frattempo, si sono emancipati, hanno aumentato il volume e hanno ristabilito una perfezione e una tale bravura tecnica da ridestare i sensi di chi si mette in ascolto del disco e di chi li ha conosciuti con appunto “Word To The Wise” .
“The Shape Of Things To Come” che tradotto sta per “La forma delle cose che verranno” , è un album uscito il 27 febbraio 2012 ed è stato prodotto dall’etichetta Valery Records. L’artwork è stato riservato a Eliran Kantor, un illustratore berlinese che ha già lavorato con band di grosso calibro come i Testament, i Mekong Delta, i Sigh e anche un album dei Sodom del 2010. Il disco è stato partorito nel segno tangibile dell’unione che si è resa ideale tra Jorn Lande, cantante degli Edguy e la sonorità vecchia scuola dei Maiden, questo ci fa capire la struttura musicale delle undici tracce che compongono il cd.
Il brano che funge da opener del cd è “No need to surrender” e qui si spalancano le porte del puro hard-rock in crescendo, con una spolveratina di sound chitarristico che sa emanare anche un po’ di cattiveria sana e corretta. La ballad vera e propria è “Just the same story” , uno specchio per le allodole da adorare e riascoltare all’infinito, fino a farsi del male interiore e se vogliamo anche piangerci un po’ addosso, grazie alla sopraffinità degli assoli e al pathos coristico vocale. Il pezzo di chiusura è “Horizon Calling”, otto minuti che fanno il brano migliore di “The Shape Of Things To
Come”, si apre con un intro suonato al pianoforte e una voce assolutamente fantastica ed emozionale a tal punto che ricorda alla lontana il fare vocale di Andrè Matos e questo non può che mettere brividi sulla pelle.
Gabriele Bernasconi dimostra di avere maturato una vocalità più precisa, pulita e un diaframma ben disteso. Al pari passo, saltellano come i bambini quando scartano una caramella e si emozionano, i due chitarristi sembrano divertirsi a creare svariati assoli, ricchi di passione e tecnica magistrale e mai soporiferi. Insieme al bassista energico e ben piantato per terra, i brani offrono la carica perfetta ed emozionale con un batterista d’eccezione, che ridesta i pensieri ormai assopiti di “Word to the wise”, dando il giusto calibro di potenza e velocità in un nuovo e personalissimo disco impregnato di magia e tecnica magistrale tutta made in Italy.