Schiere di fan in delirio hanno osannato i primi e riconosciuti black metaller della storia, coloro i quali accostarono le parole “black” e “metal” per la prima volta. Ovviamente si sta parlando del trio maledetto per eccellenza, i Venom. Ecco, i Coffin Birth ripercorrono in maniera piuttosto fedele ciò che i tre inglesi fecero ai tempi d’oro, ma c’è da dire sin da subito che non ci riescono in maniera convincente. Quello che manca ai Coffin Birth è l’effetto sorpresa in quanto la loro musica sarebbe anche buona, se non fosse stata riproposta in tutte le salse negli ultimi 30 anni. Certo, i Venom stessi non se la stanno passando molto bene in questi ultimi tempi, ma il loro lascito è comunque inattaccabile e, se da un lato è più che doveroso omaggiarli, dall’altro sarebbe corretto aggiungere qualcosa ad un sound troppo debitore nei loro confronti. Certo, per alcuni questa particolare affezione nei confronti dei Venom potrebbe essere un pregio, ma parliamoci chiaro: quanti cloni ci servono per ogni grande band? Voglio dire: il mondo è pieno di band che scimmiottano più o meno bene i Metallica, piuttosto che gli Slayer o gli Skid Row. Ma quand’è che abbiamo bisogno di band-fotocopia? Forse quando gli originali non sono più in grado di fare cose all’altezza del loro nome. Ma anche in questo caso ci sarebbero i capolavori del passato a fare bella mostra di sé. Tutto questo per dire che i Coffin Birth sono assolutamente inutili nel panorama musicale odierno perché non mettono l’anima in quello che fanno.
Insomma, “The Miracle Of Death” è un disco banale, scontato, scialbo e, soprattutto, terribilmente derivativo. Non è possibile che ci sia ancora della gente che fa uscire dei dischi del genere sperando che qualche fan ancorato al passato sia disposto a spenderci dietro dei soldi. Questo si chiama sfruttamento delle mode o, in maniera un po’ meno ortodossa, prendere in giro le persone. Finché le case discografiche decideranno di adottare questo tipo di politica la musica sarà ferma a dov’era trent’anni fa e non ci sarà alcun tipo di evoluzione. Certo, le eccezioni ci sono, ovvero gruppi che, pur copiando spudoratamente, risultano buoni, ma costoro hanno una cosa che i Coffin Birth si possono scordare: l’anima. Sostanzialmente “The Miracle Of Death” è un disco fatto col pilota automatico, punto e basta. Non vale la pena nemmeno pensare di dare una chance a questo quartetto canadese.