Ritornano sulle scene di tutto il mondo i Cradle of filth forti di un nuovo album dall’ambiguo quanto bizzarro titolo ovvero “Nymphetamine”. I sei vampiri londinesi si ripresentano al loro pubblico con un cd fresco di produzione che riesce a far dimenticare il mezzo passo falso che la band aveva fatto con “Damnation and a day”. Molti erano i dubbi e le perplessità che mi assillavano dopo le recenti dichiarazioni rilasciate da Dani sulla nuova direzione musicale del gruppo che prevedeva un avvicinamento a sonorità maggiormente heavy sulla scia di Maiden e Judas Priest; effettivamente in queste rivelazioni un minimo di verità esiste. Nonostante il black rimanga la struttura primaria delle canzoni dei COF, ci troviamo davanti una band maturata che ha voglia di allargare i propri orizzonti artistici e non rimanere legata completamente ad un genere.
La proposta musicale dei Cradle in questo 2004 non è più il black metal del primissimo “The principle of evil made flesh” (in ogni modo abbandonato già dagli album successivi) bensì una miscela di stili diversi (causa anche la presenza all’interno della band di personaggi con differenti background musicali) che passa dal black più selvaggio ed oscuro come avviene nell’opener “Gilded Count” che tra una sfuriata di doppia cassa e le urla di Dani riesce ad infiammare pesantemente le casse dello stereo fino ad arrivare a parti incredibilmente melodiche e sognanti.
Uno degli episodi più interessanti si rivela “Gabrielle” brano che con il suo riff veloce e devastante fa ritornare in mente le canzoni presenti all’interno di “Dusk…and her embrace” e che in seguito esplode in un ritornello maggiormente heavy-oriented grazie anche alla presenza delle tastiere che spezzano l’aggressività generata dal riff di supporto alla strofa. “Absinthe with Faust” è ancora un altro sguardo al passato questa volta a “Cruelty and the beast”: la doppia cassa è padrona indiscussa di tutto il pezzo, mentre le tastiere (davvero inquietanti) danno maggiore teatralità all’intero brano. “Nymphetamine Overdose” si dimostra forse l’episodio più degno di attenzione di tutto questo nuovo platter: dopo una sfuriata iniziale di doppia cassa e screaming tipicamente black ci ritroviamo coinvolti in uno splendido quanto melodico break centrale che vede la presenza di Liv Pristine (ex theatre of tragedy) come ospite speciale: la bella Liv si ritrova a duettare con Dani attraverso riffs di stampo maideniano, mentre le chitarre generano ritmiche cadenzate che ben si sposano con il cantato dei due.
Si riparte poi alla grande con “Medusa and Hemlock” brano velocissimo dalle sonorità molto vicine a “Cthulhu dawn” e “Saffron’s curse” presenti in “Midian”. I Cradle però vogliono stupire e lo fanno attraverso “Coffin Fodder” forse la canzone che più si avvicina all’heavy metal classico: i sei inglesi riescono a miscelare sapientemente riffs di chiara matrice maideniana con ritmiche di doppia cassa vicine al power melodico fino a sfociare nel black che oramai caratterizza il gruppo e che lo ha reso famoso in tutto il mondo. “English fire” è un altro pezzo certamente melodico nonostante si sviluppi attraverso ritmiche cadenzate notevolmente pesanti ed aggressive. I rimanenti brani si sviluppano attraverso il black metal di chiara matrice Cradle of filth, tra accelerazioni violentissime e parti più cadenzate e oscure mentre il buon vecchio Dani non si concede un attimo di sosta e continua a cantare “acuti” altissimi alternati a growls maggiormente gutturali che farebbero nascere l’invidia in chiunque. Termina l’album “Nymphetamine Fix” a mio avviso brano assolutamente inutile in quanto riprende il break centrale di “Nymphetamine Overdose” riproponendolo tale e quale.
Se non avete mai amato i Cradle of filth, non provate nemmeno a comprare questo nuovo album, la vostra idea non cambierà; al contrario per chi ha sempre seguito i sei vampiri questo nuovo platter è un successivo passo in avanti che la band compie ogni qual volta che scrive un nuovo disco. A mio parere è davvero un ottimo ritorno; il black ormai è stato quasi del tutto abbandonato, come già detto in precedenza, e le contaminazioni che fanno da sfondo alla musica del combo inglese sono tante. Questa volta è toccato all’heavy classico e devo affermare che i Cradle hanno saputo fondere sapientemente con la loro musica un genere che ha poco a che vedere con il black. Un graditissimo ritorno, ora non ci resta che vederli in tour.