I Crowhead sono la band fondata da Jo-I e Rym dopo lo split degli Shadow Dancers. A seguito del notevole interesse riscosso col demo “Love letter” i due musicisti si sono momentaneamente uniti a due ex membri degli Apoptygma Berzerk (Superdead e Rico) per dare vita al loro debutto, questo “Frozen”.
La musica dei Crowhead, da loro definita in maniera abbastanza giusta come un goth depressivo con influenze darkwawe, è un gothic con forti dosi di elettronica, nel quale la caratteristica più evidente e’ la buona fusione di “chitarroni” pesanti ad un’elettronica molto fredda (intendendo con questo la sensazione di vuoto e immensità che l'”effettistica” fa scaturire). Esemplificativa in questo senso e’ l’opener My angel, canzone che si apre in maniera molto aggressiva con delle chitarre grintose che vengono poi “cesellate” da diversi effetti elettronici. Questa parte strumentale e’ poi accompagnata da un’interpretazione vocale “sofferta”, ma non patetica, davvero intrigante (in un unico brano, Fire eye, fa la sua comparsa nelle strofe anche un growl, che nei ritornelli lascia poi spazio alla voce “normale” creando un bell’accostamento).
Quasi tutti i brani della prima parte del disco comunque sono buoni (a parte Mad man che mi annoia un po’), ma quello che più mi è piaciuto è Eternity. Questo lungo pezzo si apre con una intro di synth molto evocativa che crea un’atmosfera eterea e trascendentale, sulla quale poi si inseriscono una voce molto “emozionale” e delle tastiere che tessono una dolce melodia (in alcuni momenti, con mio grande piacere, mi è tornata alla mente Forever young degli Alphaville). Molto bella e’ anche Love letter, un lungo pezzo (quasi 8 minuti di durata!) con parecchi sbalzi umorali, ma dal retrogusto generale decisamente malinconico (il testo di questa canzone, come tutti quelli del disco, e’ basato su un amore che sfocia nella morte).
Come ho detto, comunque, tutta la prima parte del disco si mantiene su livelli abbastanza alti… Con “Frozen” pero’ qualcosa comincia a cambiare… In questo pezzo l’elettronica inizia a diventare più “sfacciata” ed a creare un’atmosfera meno cupa e più danzereccia. Il pezzo in se’ e’ buono, anche se non e’ tra i migliori, ma soprattutto serve a fare da ponte con quello che verrà dopo… Già, perché gli ultimi tre pezzi dell’album sono dei remix dove l’elettronica prende il possesso pressoché totale della scena. Il primo di questi 3 brani è un remix di My Angel eseguito dai due ex Apoptygma Berserk e lo trovo molto meno riuscito della versione originale. L’elettronica che prende il posto delle chitarre non riesce infatti a sostituire ciò che ha tolto, col risultato che, seppur il pezzo si lasci ascoltare, il brano perde davvero molto.
E’ però con le due parti di The soul is in the dark side (remix ad opera di Sebastian Komor degli Icon of Coil, che tra l’altro poteva risparmiarsi la citazione del titolo del loro ultimo album “The soul is in the software”) che la situazione diventa insostenibile. Questi due pezzi non sono altro che parti di brani del cd (soprattutto Fire eye) remixati in maniera assurda, con un’elettronica danzereccia davvero poco riuscita. Non ho nulla contro i pezzi ballabili che ultimamente tanto imperversano nel Nord Europa (mi farebbe anzi piacere se ci fosse qualche goth club anche qua in Italia), ma in questo caso i risultati sono decisamente infelici, soprattutto a causa del fatto che le atmosfere dei Crowhead non sono per nulla adatte ad interpretazioni di questo tipo…
Globalmente ci troviamo comunque di fronte ad un buon disco che dovrebbe piacere a tutti gli amanti del goth, inoltre ho la sensazione che questa band possa avere degli sviluppi molto interessanti, a meno che non si faccia tentare dalla strada dei dance floor di cui ci ha dato un assaggio (decisamente poco riuscito) alla fine del disco.