Composti da ex-membri dei Fuzz Fuzz Machine, i Novaresi D_Touch possono essere inseriti nel movimento “nu grunge” (fenomeno di massa negli States), che vede come rappresentanti di punta i vari Nickelback, Creed e Staind. Biglietto da visita non certo dei più incoraggianti: percorrere il sentiero di bands che a loro volta replicano spudoratamente le decadenti gesta di Alice in Chains o Pearl Jam è già un punto a loro sfavore (almeno dal mio punto di vista). Ora bisogna valutare con quali mezzi percorrano questo sentiero. Dopo ripetuti ascolti di “Signs” non mi sento di stroncare del tutto i D_Touch, nonostante siano un ensemble che ha ancora molti angoli da smussare. Tecnicamente sono piuttosto validi: le ritmiche sono efficaci e abbastanza articolate, il suono delle chitarre viaggia su frequenze sufficientemente distorte e ribassate, il cantato è espressivo al punto giusto (anche se l’influenza di Layne Staley in certe linee melodiche è quasi imbarazzante). A livello di scrittura sono ancora acerbi: se l’opener “SunShine” risulta diretta e convincente (soprattutto nel ritornello, una sorta di canto di liberazione dai propri demoni interpretato con trasporto melodrammatico a-là Vedder), “Between You & Me” appare debole, troppo scontata e prevedibile, un mix poco bilanciato di Korn e Bush. “My Eyes” ha ben salde le proprie fondamenta su un riff zeppeliniano, ma il suo incedere è in definitiva molto poco fluido. I D_Touch si perdono tra stop’n’go e cambi di mood che creano confusione anziché mantenere viva l’attenzione dell’ascoltatore, risultando spesso poco digeribili. Anche “Reflections” nasce su una buona linea melodica ma è stemperata da aspre divagazioni un po’ psichedeliche e un po’ thrash-metal. Il talento c’è e si avverte in diversi punti, ma ha ancora una forma troppo poco levigata. Quando i D_Touch lo modelleranno con più naturalezza andranno (molto) oltre la sufficienza risicata.