Finalmente, dopo una breve preview ed uno split con i compagni d’etichetta Infernal Poetry, i Dark Lunacy hanno partorito il nuovo, atteso, “Forget Me Not”, loro seconda prova in studio.
I Dark Lunacy di oggi non sono cambiati molto rispetto al passato; godono finalmente di una buona produzione (unica pecca del precedente Devoid) e di una maturità compositiva davvero buona, qualità grazie alla quale riescono ad essere difficilmente accostabili ad altri gruppi.
La teatralità delle loro composizioni è notevole e, i brani recensiti durante la preview, servivano solamente a darci un’idea del livello raggiunto oggi.
Il distacco fra la musica classica e quella metal, oggi, è praticamente assente. Tutto ciò che è presente nei solchi di questo disco è unito in modo perfetto creando un sound unico, possente, dolce e malinconico.
Una dolce melodia, estrapolata direttamente da un cupo e desolato luna park anni 60, ci introduce lentamente, con calma e dolcezza, in quello che sarà un mondo triste e malinconico. Un violino ci accompagnerà quasi lungo l’intera durata dell’album, a volte destreggiandosi col dolce suono dei tasti d’avorio di un pianoforte, a volte con la ruvidezza cerebrale di una chitarra elettrica.
La musica scorre, come se fosse un unico lungo brano dalle tristi e decadenti sfaccettature riuscendo a mantenere alta l’attenzione a volte stupendo l’ascoltatore con gli inserti della bella voce femminile, a volta con le accellerazioni in doppia cassa, a volte per i tagli musicali netti eseguiti un po’ per accarezzarci con la classicità di violino e pianoforte, un pò per stupirci e un po’ per renderci assidui partecipatori a questo parto musicale. Il growling di Mike è come sempre aspro e basso e di rado coglie l’occasione per lanciarsi in duetti con la dolce voce femminile creando un enorme divario fra dolcezza e brutalità….bene e male.
Non un calo di qualità, non un brano “brutto”, non un calo di tensione, ascoltare “Forget Me Not” è come trovarsi in teatro durante una rappresentazione e venire scossi dai boati di un temporale all’esterno, dal vento che urta i vetri e dalla pioggia che, incessante, copre la voce degli attori creando un silenzio quasi urtante e chiassoso. “Lunacyrcus”, “Fragile Caress”, “Serenity”, “Fiamm”, “My Dying Pathway”, la stupenda “Lacryma” nonchè i brani già editi (nel precedente split cd con gli Infernal Poetry) ci travolgeranno con la loro miriade di suoni, melodie, emozioni.
Per questo non ho voluto rovinare il tutto con una recensione “track by track”, sarebbe stato come deturparlo della sua forma originaria, sarebbe stato come rompere un vaso e poi reincollarlo con della colla scadente.
Non ho alcun timore nell’affermare che i Dark Lunacy sono e saranno il futuro della musica metal italiana (insieme a pochi altri eletti purtroppo) e che hanno tutto il diritto di essere supportati degnamente, soprattutto da noi ascoltatori.