Ci sono dischi che, pur non offrendo niente di nuovo nè eclatante rispetto a ciò che è stato già detto, colpiscono e affascinano attorniando il fruitore di turno con un’aurea persistente, organica che entra in circolo per l’intera durata della tracklist.
E’ quello che potrebbe accadere di fronte alla nuova, ottima, opera dei Dead Hearts, hardcore band statunitense al servizio della sempre migliore Ferret Music. I ‘Versi Acidi’ espressi dai cinque musicisti, infatti, hanno il merito di ripassare le orme dell’hardcore più sofferto e triste, offerto da band come i Comeback Kid, in maniera riuscitissima grazie ad una buona personalità ed un’eccellente ispirazione emotiva. Pur riconoscendo la loro manifesta aggressività, i quattordici brani di ‘Bitter Verses’ riescono a risultare come “gentili” per la naturalezza con cui si esprimono ed il sincero malessere urbano che riescono a far trasudare. Come suggerito dal titolo, il suono offerto dai ragazzi a stelle e strisce appare acido, sofferto ma non per questo scostante o inaccessibile. Le acide, varie ed ispirate melodie che percorrono i brani alternandosi tra una dominanza di riff veloci e break lenti rirosamente sporco, cullano l’ascoltatore tra lacrime, brutte storie ed una semplicità organica che non può che causare simpatìa.
Questo è un disco sentito, in cui le grida di Derek Dole, i classici cori ed il suono distorto sono cantori di un dolore che sembra materializzarsi tra le note. Un lavoro omogeneo nella musica espressa, secco e coordinato anche nell’espressione dei titoli dei brani (una, semplice, parola) che, senz’altro, qualcuno vedrà come la solita salsa ma che, per chi riuscirà a sentire, si manifesterà come qualcosa di inevitabilmente trascinante e “poetico”.