Debutto sui generis. E’ ciò che suona leggendo le note biografiche dei Deadborn, band tedesca senza una storia ma che, in compenso, ha il piccolo vantaggio di annoverare tra le sue schiere la coppia formata da Mario Pertrovic e Slavek Foltyn, già in forza in “tali” Necrophagist. Non le solite chiacchiere pubblicitarie ma presenza in carne ed ossa di esperienza e qualità accertate, riversate in un nuovo progetto appetitoso tutti gli amanti del death metal più tecnico ed intransigente.
Premesse che piacciono ed attirano; risultati che, come spesso accade in questi casi, deludono e finiscono per risultare decisamente migliorabili. ‘Stigma Eternal’ è, infatti, un disco che può piacere a chi, dal genere in questione, non attende particolari pretese sul versante della personalità, del colpo di coda, della trovata. Scorrendo la tracklist offerta dalla formazione teutonica, ciò che si raccatta è nient’altro che un death tecnico, ben concepito, piacevole ma che, nella sostanza, viene a suonare come nient’altro che l’ennesima messa in opera della lezione impartita da maestri d’oltreoceano come Suffocation e Malevolent Creation. I primi ascolti possono catturare, colpire per la violenza sprigionata ma, dopo un po’, la noia, la ripetitività e la voglia di una variazione sul tema la hanno vinta su ogni impressione positiva. Ad onor del vero, però, le qualità del buon disco di genere ci sono tutte. Produzione perfetta per il sound messo in atto, concretezza fuori dal comune, una violenza che nell’incedere veloce e tellurico trasporta, tecnica mai “retorica”. Un macigno che al primo ascolto si schianta contro un atterrito ascoltatore che prima spara ed abbatte e poi finisce per mostrare il fianco a tutte le debolezze inevitabili e proprie della solida paginetta. L’ennesima, desinata a rimanere nella memoria di pochi e difficilmente segnalabile per particolari meriti.