…da quanto tempo non andavo alla Rock n’ Roll Arena??? Tantissimo, ma la parola più adatta a descrivere questo lasso di tempo è “troppo”. A parte l’essere, a mio avviso, uno dei migliori locali del territorio Piedmunteiss, dimensioni, impiantistiche ed acustica ne fanno una location ideale per concerti di una certa qual portata, come è stato, perlappunto, quello dell’11 Dicembre 2011: Deathstars headliner + Reckless Love, Noise Pollution, Hard Revenge e Xternals. E ‘sti cazzi!

Cancelli aperti dalle 19:00, lenta l’affluenza ma costante. Apertura delle danze per mano e voce dei meneghini Xternals, band dedita a quella branca di metal definita Industrial, che si rifà a sonorità che ricordano rumori provocati da macchine, suoni di tastiera futuristici – sebbene molto spesso siano delle basi preregistrate – chitarre grasse ed accordate basse, e voci variegate e tonanti. La tipica semi-affluenza d’inizio fest, e la pole position all’inverso all’interno del bill della serata, non permettono alla band a mettersi in mostra appieno.

Seguono gli Hard Revenge, Emiliani di origine, che nonostante la tenera età, dimostrano di tenere il palco in maniera egregia e disinvolta, e propongono un hard rock sincero, diretto e ben confezionato. Piccoli rockettari ma nemmeno troppo in erba! Assolutamente da tenere d’occhio.

I Noise Pollution da Bologna salgono sul palco: il ragù proposto da loro, inizialmente senza infamia e senza gloria, verso la fine riacquista gusto determinando il picco di maggior coinvolgimento del pubblico presente. Hands-up, singalong e danze tra il pubblico chiudono il loro momento. Sugli scudi la voce del cantante.

Lasciano poi il posto ai finlandesi Reckless Love. Capelli cotonati, linee melodiche trite e ritrite già prestampate in testa, fuseaux di colori improbabili e microfono tempeshtato di strass: un vero e proprio viaggio nel tempo nei gloriosi anni ’80, e senza il flusso canalizzatore! Nonostante mi abbiano dapprima notevolmente coinvolta con il loro repertorio al limite della ruffianaggine ed orecchiabilità ( ahi ahi ahi per quel massivo utilizzo, anzi abuso, non solo di tastiere ma anche di cori preregistrati ), con la loro disinvoltura sul palco e passi di danza che nemmeno Carla Fracci all’apice della propria carriera, mi hanno poi fatto storcere il naso, dandomi l’impressione di essere un fenomeno studiato a tavolino. E che nessuno di voi pensi che li stia boicottando perchè inacidita per il fatto che il cantante fosse più figA di me! :-P

Dopo il cambio palco, ecco gli svedesi Deathstars fare il loro ingresso in scena. Face painting, uniformi, atmosfere gotiche prendono il possesso della situazione, i cinque si posizionano sul palco in maniera studiata, rigorosa e precisa, e in quel momento, un pensiero fulmineo mi attraversa la mente: ma… qual’era il fil rounge di quello che doveva essere un mini-fest? Gruppi del tutto slegati gli uni dagli altri per genere e caratteristiche (se non l’unica che ho potuto individuare, nessun tastierista, e basi a profusione per tutti), che se da una parte può essere un inno all’eterogeneità, dall’altra a mio modesto avviso non ha contribuito a creare un minimo di contest. Ma tornando agli headliner: fresco fresco di pubblicazione il loro greatest hits dal titolo ambizioso e con alcuni inediti, e forti dell’esperienza accumulata come supporto a Korn, Cradle of Filth, Rammstein, nonchè reduci da un recente cambiamento in line-up per quel che riguarda il battipelli, i Deathstars mettono a segno una performance del tutto priva di sbavature, proponendo la seguente setlist:

mark of the gun
motherzone
semi-automatic
new dead nation
night electric night
tongues
fuel ignites
chertograd
blitzkriegboom
blood stains blondes
metal
cyanide
trinity fields
death dies hard

Perfetta sintesi tra show, performance musicale ed artistica, i Deathstars si confermano delle macchine da guerra per quanto riguarda il loro genere d’appartenenza, e la loro evoluzione come band. Che da Night Electric Night ha via via assunto una nuance più tendente al goth, grazie a un considerevole utilizzo di orchestrazioni synth, curate dal chitarrista nonchè produttore Nightmare Ind., alla scelta di tematiche più cupe volte a creare un immaginario che per quanto oscuro, in sede live è sempre più tangibile. Se vi siete persi questo, non perdetevi il loro prossimo show!

Thumbs up!

Alla prossima!

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