Targato ’96, ‘Angry Machines’ rappresenta uno dei momenti meno esaltanti della pluridecennale carriera artistica di Ronnie James Dio. La SPV, probabilmente in disaccordo con quanto appena scritto, pubblica a oltre dieci anni di distanza una ristampa (a prezzo contenuto) del CD.
Storico singer del rock duro di qualita’ (Black Sabbath, Rainbow’), Dio ha alternato album di una bellezza commovente (‘Holy Diver’, ad esempio) a veri e propri scempi discografici come questo ‘Angry Machines’. Qui, le coordinate stilistiche si tingono di moderno e oscuro, andando grosso modo a ripercorrere la stessa strada dei Black Sabbath di ‘Dehumanizer’. Chitarre pesanti e tempi rallentati, dunque, fanno da sfondo a un CD imbarazzante sotto quasi tutti i punti di vista, in grado di salvare dalla gogna forse il solo Vinnie Appice.
A conti fatti, nessun brano riesce a reggere il confronto con i ‘classici’ del cantante, nemmeno ‘Double Monday’ che rappresenta l’episodio piu’ interessante e ispirato del disco. Il resto, e ‘Black’ in primis, rappresenta quanto di piu’ tedioso e inconcludente il minuto cantante abbia mai interpretato nel corso della sua lunghissima carriera discografica. ‘Angry Machines’ si nutre, dunque, di episodi banali e spesso noiosi, in cui anche la storica voce di Dio si perde in un mare di vorticosa indifferenza.
Dopo l’abbandono dei Black Sabbath e la susseguente realizzazione di ‘Strange Highways’, Dio tocca probabilmente il punto piu’ basso della sua creativita’, registrando un prodotto musicale scadente e una prestazione vocale decisamente sotto tono. La SPV vi pone la questione: riabilitare o no ‘Angry Machines’? Secondo noi la risposta non puo’ che essere una sola.