Intenso e sudato. E’ così, come da tradizione, il quinto album dei Do Or Die, rodato quintetto di nazionalità belga che da sempre si dedica a miscelare hardcore e metal estremo in un prodotto che funziona ma non riesce mai ad entusiasmare a pieno.
Discorso comune e radicato dal quale non scappa neanche ‘Pray For Them’, leggero passo in avanti rispetto al passato ma non ancora sufficiente per un salto di qualità che nel genere in questione, ha sempre più il sapore d’impresa. E’ così che non sfuggono alla regola neanche i tredici brani del nuovo lavoro in cui la band mostra intesa, qualità e sostanza senza però riuscire a svignarsela dal calderone di coloro che offrono qualcosa di predicibile già prima di un doveroso ascolto. Come al solito, le influenze fondamentali sono quelle di band come Born From Pain, Hatebreed ed, anche e soprattutto, Agnostic Front non facendo apparire come una casualità gli interventi di Jamey Jasta e Roger Miret rispettivamente in “Guardian Angel” e “B.F.”. Tutto chiaro vero? Stereotipo dell’alternanza tra riff sparato e break cadenzato, sezione ritmica dinamica e presente, approccio vocale acido. Un disco che impigrisce chi è costretto a giudicarlo e a ripetere sempre la stessa canzone di trovarsi al cospetto di un’opera registrata alla grande, ruvida quanto serve e che ha dalla sua il merito di non registrare cali nell’arco di tutta la sua durata. Quella punta di malinconica monotonia condanna le sorti di un disco, sì buono per chi di certe cose si accontenta, ma troppo rigido per tutti gli altri.