Dopo l’uscita di “Last Days Of Utopia” nello scorso febbraio e il Melodic Metal Alliance Tour, che li ha portati ad esibirsi nell’estremo oriente (come testimoniato nel DVD disponibile nella versione a tiratura limitata), tornano i tedeschi Domain con questo ambizioso ma convicente “Stardawn”, nono capitolo della loro discografia che segna anche l’impegnativo traguardo dei vent’anni di attività. Per l’occasione sono stati invitati numerosi colleghi e amici, come Ferdy Doernberg (Axel Rudi Pell, Uli Jon Roth), Michael Voss (Casanova), e Tarek Maghary (Majesty), Val Halla Jr. (Iron Mask) e Connie Andreszka (Circle Of Pain), che appaiono come “Stardawner Boys Choir” e contribuiscono non poco agli strepitosi cori di parecchie tracce (“Crystal Stone Island (Warparth Pt. II)”, “Temple Of The Earth”, “Headfirst Into Disaster”).
La proposta dei Domain spazia sapientemente tra power e heavy neoclassico, con una manciata abbastanza corposa di sfumature prog e arrangiamenti sinfonici, cosa questa che permette loro non solo di variare le potenzialità espressive ma anche di accontentare e soddisfare un ampio range di ascoltatori senza mai annoiare per il susseguirsi monotono dei soliti stilemi e clichés. Si va così dalle power oriented “All In The Name Of Fire” e “Crystal Stone Island (Warparth Pt. II)”, all’allegra e vagamente retrò “Headfirst Into Desaster”, all’immancabile ballad “Ain’t No Hero”, alla riuscita cover dell’hit di Chris DeBurgh “Don’t Pay The Ferryman”, alle più pacate “Temple Of The Earth” e “Help Me Through The Storm”, che mostrano un gruppo coeso, compatto, trascinante, con una sezione ritmica massiccia, un Erdmann Lange vivo e presente, un Carsten Schulz pimpante e incisivo ed un Axel Ritt brillante e mai eccessivo. Completa l’opera “Shadowhall”, una suite di ben venticinque minuti divisa in sette capitoli che sebbene estremamente impegnativa per la sua durata ha il sorprendente pregio di non annoiare mai, segnale questo delle notevoli capacità in fase di songwriting del quintetto tedesco.
Ottima la produzione, ad opera del chitarrista Axel Ritt, “Stardawn” è un disco che cresce con gli ascolti, facendosi apprezzare nelle sue varie sfaccettature e risultando gradevole in tutta la sua durata. Non vi deluderà.