Ho avuto il piacere di parlare con il mastermind dei Domine, il chitarrista Enrico Paoli e devo dire che è stato un vero fiume in piena nel parlare. Ha svelato moltissimi aspetti dei Domine tutti da scoprire proseguendo nella lettura.
Ciao Enrico e grazie per l’intervista.
Inizio subito chiedendoti come ti senti dopo essere arrivato al traguardo del quarto album facendo un po’ il sunto degli obbiettivi raggiunti e degli obbiettivi futuri.
Ciao Stefano. Dunque, quando inizi a suonare hai degli obbiettivi principali che possono anche essere molto banali come riuscire a fare qualche concerto e magari riuscire a realizzare un album. Poi, via via,cominci a crescere e a diventare più esigente. Insomma quando si arriva a pubblicare il quarto album si cerca di alzare lo standard e di creare qualcosa di più complesso.
Per quanto riguarda l’album siamo tutti veramente contentissimi di questo nuovo lavoro, specialmente per il fatto che quello precedente, “Storbringer Ruler”, è un album che ci piace tutt’ora moltissimo sia come composizione che come produzione.
Quando abbiamo iniziato a lavorare a questo nuovo, ci siamo detti che dovevamo spendere parecchie energie per superare il precedente. E siamo veramenti soddisfatti di come è venuto fuori. Quello di uscire dallo studio di registrazione con un lavoro che ti piace e ti soddisfa è la cosa principale per il gruppo. Durante gli anni abbiamo fatto tante cose eccitanti che ci hanno dato soddisfazione e spero che quando sarò ottantenne e guarderò indietro avrò un pò di cose da raccontare ai nipoti. Cose divertenti insomma. Abbiamo fatto diversi dischi usciti in tante edizioni diverse e in tanti paesi diversi: dal Giappone agli USA, in Russia, Taiwan, Brasile. Raccontare che abbiamo fatto un tour europeo, suonato in vari festival come Wacken, Heineken, Gods Of Metal. Insomma sono tutte situazioni che ti danno entusiasmo.
Poi dall’altra parte, suonare heavy metal è comunque una situazione che non è mai ottimale perchè si sta parlando di un genere underground per cui il musicista si scontra con un sacco di problemi. Però quando fai un disco nuovo e ti ritrovi davanti ai quaranta mila dell’Heineken che cantano i pezzi vieni ripagato di tante cose. Io, onestamente, finchè mi diverto va bene così e in questo momento mi stò divertando tantissimo.
La vostra musica pesca pienamente dagli anni 80 compresa la produzione che si differenzia dalle produzioni pulite attuali. Come mai questa scelta?
Guarda per noi è molto naturale. La cosa non è studiata a tavolino; è esattamente quello che ci piace. Noi prima di tutto, veniamo dagli anni ottanta perchè il primo demo l’abbiamo realizzato nell’86, anche se Morby era già in attività da prima, per cui è proprio l’impronta che prendi dall’inizio. Vogliamo che il sound del gruppo sia proprio quello.
Tra l’altro, è anche una delle cose che senti quando vieni a vedere i Domine dal vivo. Questo sound ti richiama alla memoria i gruppi degli anni ottanta. Per il resto poi, quando ti trovi in studio magari certe cose cerchi di migliorarle, di cambiarle di disco in disco cercando di fare le cose nel modo migliore. Per questo nuovo volevamo che ci fossero dei brani molto agressivi; poi ci sono brani come “The Forest Of Light” che è totalmente acustica, con la batteria con suoni naturali molto riverberati per cui ci sono varie singole scelte specifiche per ogni brano. Insomma il sound generale è quello che ci piace e che ci viene molto naturale, detto molto semplicemente.
Il vostro sito web si può trovare all’indirizzo www.dominetruemetal.com. Cosa è per voi il TRUE METAL?
Il true metal è soprattutto uno spirito, un’attitudine. Essendo da tanti anni nella scena ho visto varie situazioni cambiare. E’ anche vero che l’heavy metal come definizione ha all’interno vari sottogeneri e quindi secondo me quello che viene definito true metal è quella parte dell’heavy metal che si rifà allo spirito iniziale.
Era chiaramente un genere musicale che partendo dall’hard rock di fine anni ’60, inizio anni ’70 ha poi avuto un’evoluzione diventando più duro e un pochino più cattivo. E’ comunque uno spirito che ha dentro di sè un’attidudine di gruppo con una certa dose di musicalità. Questo è per me l’heavy metal più vero.
Poi non vuol dire che sia l’unico genere buono, perchè ad un certo punto si va su gusti personali preferendo di più il crossover o il death metal o il black metal. Non è che true metal sia un marchio di qualità, però se si parla di heavy metal, quello vero, quello originale, deve avere delle caratteristiche che sono queste, insomma.
Il nuovo album non si discosta molto dai precedenti quasi come i capitoli di un libro. Ed in effetti i testi traggono ispirazione dai libri di Moorcock. Però ho notato che in questo nuovo lavoro si parla anche dei racconti di Howard su Conan. Come mai questa scelta?
Come ti dicevo prima, sono delle scelte quasi obbligate. Sono delle cose che uno si ritrova a fare in modo talmente naturale che sono quasi autoimposte. Tutto quello che metto nei testi è dovuto a interessi molto forti al di fuori dell’attività di musicista. Anzi l’interessese per la letteratura heroic fantasy è addirittura antecedente alla carriera musicale, anche solo quella di ascoltatore. L’avvicinamento all’heavy metal è stato anche dovuto a questo, perchè il aveva questi temi all’interno.
Howard è stato uno dei capostipiti, se non l’originatore di questo genere, e quindi l’influenza è stata molto forte. Chiaramente Moorcock è l’autore che preferisco ed è stato sempre fonte di ispirazione e ne ho parlavo moltissimo. In questo disco volevamo parlare di Conan così come avevamo fatto nei precedenti con un omaggio a Wagner con “The Ride Of The Valkyries”. Sono delle opere d’arte che sono dei monoliti per quanto riguarda la letteratura epica. E quindi è stato abbastanza naturale orientarci verso i temi principali della colonna sonora di Conan e verso i libri di Howard.
Tra l’altro il brano, che si intitola “The Aquilonia Part I”, all’interno contiene delle parti riguardanti alcune vicende dei racconti di Howard che sono bellissime. Sicuramente sarà una cosa che riutilizzeremo in dei prossimi lavori scrivendo una seconda parte, o una terza.
Lanciate dei messaggi con i vostri testi oppure volete solo far trascorrere un piacevole momento di svago ascoltando buona musica?
In realtà non vogliamo lanciare dei messaggi, perchè non mi sento a mio agio nei panni del Bob Dylan. Sicuramente l’ha fatto molto meglio lui di come potrei fare io. Diciamo che alcuni dei brani sono solo ed esclusivamente delle storie fantasy, molto heavy metal e senza nessun tipo di messaggio se non quello di avere emozioni forti, o comunque delle sensazioni riconducibili alla musica. Alcuni brani invece sotto forma di metafora, molto mascherati, parlano di cose personali su fatti che accadono intorno a me, come in “The Sun Of A New Season” o in “Dawn Of A New Day” del precedente album.
E’ fatto in modo molto intimo e personale, fatto più per me che per dare dei messaggi. Poi un brano come “Icarus Ascending”, liricamente parla del mito di Icaro che, come tutti i miti dell’antichità, erano delle storie che servivano per dare delle spiegazioni a delle manifestazioni naturali.
Avete l’abitudine di scrivere brani anche parecchio lunghi. Non pensate che possa togliere spontaneità al brano?
Effettivamente il rischio c’è. Noi cerchiamo di farlo nel modo migliore possibile. I brani lunghi sono degli ascolti complicati ma che, anche dopo diversi ascolti, ti possono far notare particolari nuovi. Magari un brano, che al primo ascolto ti è piaciuto molto, può alla lunga risultare noioso. Nei Domine c’è sempre una dualità tra brani molto lunghi e complessi, che sono molto belli da arrangiare in studio, e brani scritti appositamente per l’attività live.
Cambieresti qualcosa dei precedenti album?
Delle cose sicuramente sì. Soprattutto, col senno di poi, noti sempre delle cose nella produzione dei suoni. Un album quando lo realizzi è sempre una cosa che ti dà soddisfazioni, ma onestamente se guardo indietro ai primi album, dei demotape non ne parliamo proprio, ci sono delle cose che adesso farei indubbiamente in modo diverso. Per esempio nel primo disco il sound non è che mi piace tantissimo. Lo trovo troppo amatoriale, troppo da demotape. Comunque sono cose di cui te ne fai una ragione perchè fotografano la situazione del gruppo in quel preciso momento.
Parliamo dei vostri trascorsi musicali. In particolare autodidatta o hai preso lezioni di chitarra?
Io ho avuto un primo approccio scolastico, ma in fase molto iniziale, e poi mi sono dedicato molto alla chitarra da autodidatta ascoltando dischi a palla e suonandoci sopra e andavo ai concerti a vedere i musicisti suonare. Diciamo che mi sarebbe piaciuto aver preso lezioni ma è andata così e magari l’approccio sarebbe stato diverso.
Magari si perde un po’ di spontaneità…
Sicuramente! Penso proprio di si. Per tante cose l’heavy metal è abbastanza di impatto, molto impulsivo. Poi se vai a vedere dei chitarristi jazz o di musica classica, vedi della tecnica che è quasi inarrivabile per un musicista heavy metal, a meno che non togli quello che è l’impatto che però è caratteristico del genere.
Parliamo un po’ di strumentazione. Che cosa usi?
Io praticamente ho una vecchia testata e una cassa Marshall che ormai posseggo dall’83. Soltanto negli ultimi due anni mi sono preso una Mesa Boogie Rectifier, che è parecchio più aggressiva e forse un pò più facile da suonare della Marshall che ha bisogno di alcuni accorgimenti per riuscire ad ottenere un sound più duro.
Per quanto riguarda le chitarre non sono un fissato degli strumenti, non ne ho tantissime; ho una vecchia Fender Stratocaster del ’79. E’ divertente avere tanti strumenti però quando si ha due, tre chitarre messe a punto nel modo giusto e che ti servono per suonare quello che vuoi, penso che siano più che sufficienti.
Quando hai lo strumento buono che non si scorda dopo il primo accordo sei a posto. (si ride NdR.) Ho poi una Ibanez, che è quella che uso più di tutti, una Jackson e una chitarra classica. Di base comunque uso l’Ibanez e la Jackson.
In fatto di vendite qual è il paese che vi dà più soddisfazioni?
Sicuramente Italia, Germania, Grecia e Giappone dove veniamo rilasciati con una licenza. Per il Giappone abbiamo firmato un contratto più grosso per quest’album con un’etichetta più grossa che sta lavorando molto bene.
L’album viene licenziato anche in paesi come la Russia, il Brasile, gli USA e il Messico. Addirittura in Taiwan. Però sono delle cose più in piccolo. Di base abbiamo uno zoccolo duro un po’ in tutti i paesi. Insomma, arriva sempre una mail da un paese in cui non so neanche come facciano a conoscerci.
Che visione hai della vita: pessimita o ottimista?
Di base sarei molto ottimista. Poi ci sono varie situazioni che ti lasciano pensare, come alcune situazioni internazionali degli ultimi anni. Penso comunque che l’essere umano sia un essere che si adatta molto facilmente e ha uno spirito di sopravvivenza molto forte che cerca sempre di vedere il buono in qualsiasi situazione. Questa è la mia attitudine.
Concerti in vista, il Gods Of Metal?
Per ora siamo molto presi dalla promozione del disco per cui non abbiamo niente di fissato. Ci piacerebbe rientrare in un tour europeo come supporto, anche delle date all’estero con altri gruppi italiani e delle date per conto nostro in giro per l’Italia. Stiamo vagliando l’idea di fare un salto in Grecia perchè ci è stato chiesto e speriamo di venire invitati in qualche festival perchè suonare davanti a tutta quella gente è una cosa divertentissima.
Mi hai accennato di voler suonare all’estero anche come supporto. Con quale gruppo famoso ti piacerebbe suonare?
Sicuramente un qualunque gruppo che stia nel nostro genere andrebbe bene. Poi ci sono dei gruppi di particolare qualità con cui ci piacerebbe suonare come Manowar o Virgin Steele, ma anche gruppi più piccoli come i Doomsword.
Quanto reputi sia importante l’attività live per una band?
Per una band heavy metal è fondamentale! Per me non sei un gruppo heavy metal se non suoni dal vivo. E’ una delle definizioni irrinunciabili di true metal.
Direi che il tempo a nostra disposizione è finito. Ti lascio lo spazio per pubblicizzare il vostro album e/o per qualunque altra cosa.
Invito i ragazzi a cui piace il metal classico di dare una ascoltatina all’album dei Domine e spero che gli piaccia… e magari di vederli ai concerti. Inoltre li invito a supportorare i gruppi che loro reputano buoni.
Ringrazio poi voi per lo spazio che ci avete riservato per l’intervista. Ciao.
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