Nati nel 1999 a Roma, i DragonHammer giungono al loro secondo album con cui vogliono cercare di farsi un nome nella scena italiana e, perchè no, internazionale, in mezzo a questa marea di gruppi dediti al metal melodico.
Il punto è che, se questo era effettivamente il loro scopo, a mio avviso non ci sono proprio riusciti. Non che siano degli incapaci a suonare, non sono nemmeno troppo stereotipati e, soprattutto, il cantante/chitarrista Max Aguzzi ha un bel timbro e non va sempre a cercare l’odioso e inutile acuto. Ma nonostante questo, ho ascoltato il disco almeno una decina di volte e ogni volta sono arrivato in fondo senza quasi accorgermene. Questa è allo stesso momento una caratteristica
positiva sia negativa, dato che “Time for Expiation” si rivela essere un disco che si può ascoltare tranquillamente senza saltare o fermare nessuna traccia, ma anche un disco che viaggia su uno standard qualitativo medio, senza nessun picco di qualità tale da farti esclamare durante l’ascolto “Ehi, è proprio un gran pezzo questo!”.
Forse i due brani che più provano a strappare questo giudizio all’ascoltatore sono la title track e la traccia numero quattro, “Fear of a Child”, dove dei buoni ritornelli e bridge si fanno ricordare e canticchiare. Ma prontamente vi fa da contraltare “Free Land”, dal refrain assolutamente scialbo e mediocre.
Insomma, non mi sento nè di stroncare nè di promuovere a pieni voti questo lavoro dei DragonHammer, e una sufficienza politica mi pare la migliore soluzione. A mio avviso lavorando un po’ più a fondo sulle melodie potranno essere in grado di tirare fuori un buon lavoro. Tutto il resto c’è.