Il capolavoro assoluto, progenitore di una miriade di album più o meno progressivi nell’ambito rock e metal; ogni canzone è un’autentica gemma, una perla sonora da capogiro, dove tecnicismi e audaci melodie sono all’ordine del giorno ed i testi sono riflessivi e introspettivi ma mai scontati o noiosi.
Tracce come “Metropolis” sono passate letteralmente alla storia, meritando il ruolo di intro della maggior parte degli shows della band ed il successo riscosso dall’album ha fatto esplodere il fenomeno Dream Theater anche oltre oceano; qui in Italia infatti grazie all’uscita di “Images and Words” e ad MTV che in heavy-rotation dava in onda clip di “Take the Time”, “Another Day” e Pull Me Under”, nacque l’Official Fanclub Italiano del gruppo: gli Italian Dreamers.
Dotati di una preparazione tecnico-compositiva incredibile, di accattivanti melodie e di un suono fresco e fuori dal comune, i DT si sono aggiudicati da lì a poco il ruolo di migliore band nell’ambito Progressive Metal del mondo, radunando attorno a sé schiere di milioni e milioni di fans in tutto il globo.
A testimonianza del successo in scala planetaria della band, esiste una registrazione video (da poco ristampata in formato DVD), che riprende una tappa (precisamente quella di Tokyo) del tour che i Theater intrapresero lo stesso anno di pubblicazione di “Images and Words” e che ci vogliate credere o no, “tutto esaurito” è dire poco, molto poco…
Una fortuna simile capita a ben pochi gruppi al mondo, solamente due dischi in studio per essere lanciati verso fama e successo…
Fama e successo totalmente meritati: l’album (se non l’aveste ancora capito, uno dei più belli se non il più bello nel suo genere) si snoda in nove composizioni da urlo, un continuo susseguirsi di cambi di tempo e di atmosfere, dalle più dolci melodie di pianoforte alle più vorticose progressioni di chitarra/basso/batteria per l’appunto solo come i DT sanno fare.
Le linee vocali della new-entry James LaBrie sono perfette, mai stucchevoli o fuori contesto; autore di una performance talmente meritevole da essere nominato (a mio avviso) come una delle migliori voci del panorama più e meno metallico.
Un certo Mike Portnoy (inserito per dieci anni consecutivi nella Modern Drummer Hall Of Fame nella categoria Progressive Rock…tanto per dire…) sfodera classe e fantasia dietro alle pelli, marchiando a fuoco traccia per traccia tutto l’intero trascorrere dell’album, tenendo ed inventando tempi intricati quanto azzeccatissimi…
Per non parlare della ricerca dei suoni e degli effetti utilizzati con abilità e maestria dall’attuale mente dei Chroma Key Kevin Moore, artista ancora molto rimpianto dai più nostalgici fans dei Theater “vecchia maniera”.
Pressappoco inutile menzionare il mostruoso lavoro alle chitarre di John Petrucci, fedelmente accompagnato dall’amico John Myung al basso, due divini musicisti dei quali stare a parlare sarebbe uno spreco di tempo (in senso buono eh!)…chi è che non li conosce di voi, eh?!?!?!
Insomma, canzoni quali: “Learning to Live”, “Pull Me Under”, “Take the Time”, “Metropolis”, “Sorrounded”…(cacchio sto iniziando a menzionare tutte le tracce del cd)…sono qualcosa di unico, composizioni di estremamente pregevole fattura che guidano la mente dell’ascoltatore in una sorta di limbo…e nell’attesa che qualcosa o qualcuno faccia sì che si rompa questa pseudo-trans psichica, non ci resta altro (come se fosse poco!) che goderci a pieno uno dei capolavori definitivi del mondo progressivo, anzi perché no, del metal moderno.