Con “Reign Supreme” siamo al settimo capitolo della band del combo Gallagher, formatasi nel Maryland, nel 1991, proprio nella piena rivoluzione del death, emergendo dall’underground, grazie al mix estremo ben congeniato tra appunto il death e il grind. Con il bellissimo “Purification Through Violence” del 1996 (ispirato all’operato dei maestri del brutal death, i Suffocation) i Dying Fetus danno un bello scossone alla scena death mondiale, che si era assopita a metà degli anni novanta con l’esplosione del black metal. In seguito arriveranno ad essere supportati dai Kataklysm e dai floridiani Monstrosity, guadagnando numerosi assensi sulla scena live mondiale. Diversi sono stati i cambi di formazione per questa band, ma per questo lavoro i Dying Fetus rimasero quelli che erano con “Descend Into Depravity” del 2009 dato che la line up funzionò meravigliosamente bene.
“Reign Supreme” è un album che esce il 19 giugno 2012, dopo la pubblicazione di un EP ovvero “History Repeats…” datato 2011, una sorta di tribut-album ai Napalm Death, Pestilence, Cannibal Corpse e Bolt Thrower . L’ultimo lavoro dei tre Dying è stato prodotto dalla Relapse Records, etichetta a cui si appoggiano anche i celeberrimi tedeschi Obscura e gli svedesi Spown Of Possession.
Nove sono le tracce da seguire e su cui prestare un orecchio attento per capire l’evoluzione tecnica magistrale che ha accompagnato Callagher nel corso di questi ultimi anni. L’opener “Invert the Idols” irrompe a muso duro con il primo accenno di sweep’n’riff, preparandoci ad affrontare i ritmi elevati della batteria di Williams in contemporanea ad una brutale estensione dei riff doomy della chitarra. Cercando un ricomponimento corporale a ritmo serrato, “Subjected To A Beating” entra nelle ossa creando un circolo vizioso tra la sonorità del groove accattivante e il tasto del lettore mp3 impostato sul repeat. Le scariche elettriche e magnetiche iniziano a prendere il sopravvento con “Second Skin” e continuano incessanti fino a “From Womb To Waste” dove finalmente anche Williams può dare il meglio di se ricamandosi nelle sonorità chitarristiche, picchiando duro e violento sul pedale. Dopo la tempesta è il turno di “Dissidence” che risulta essere il pezzo un po’ più tranquillo dell’intero disco. Si prosegue fino a “In The Trenches” che ne segue le orme ribaltandosi poi a “Devout Atrocity” che rientra a pieno titolo e che, con la grazia dei colpi inflitti dalla chitarra di Callagher e dalla cattiveria del basso di Beasley, regalano l’eruzione continua della batteria di Williams. Con “Revisionist Past” il piacere interiore aumenta ed è necessario avere una buona scorta di acqua gelida per rifrescare i bollenti spiriti che riaffiorano sulla pelle, terminando con “The Blood Of Power” , la caldana diventa brivido e spuntano i peletti sulle braccia, dritti come dei fusi e possiamo riprendere il fiato abbandonando finalmente i cattivi pensieri dell’EP del 2011 e facendo posto agli ottimi propositi di “Reign Supreme”.
Questo album, è la conferma che il death mischiato al grind con classe e raffinatezza, risulta essere uno dei generi più accattivanti e questa band ne è la capostipite.
http://www.youtube.com/watch?v=VoWptAtjw7A