Vengono dalla Germania e con “Wundwasser” propongono un stile tutto particolare. I tedeschi, vicini ai dieci anni di carriera (si sono formati nel ’95), mescolano in questo ultimo lavoro tutta una serie di spunti derivanti dalle migliori realtà black metal. Partendo dalla tradizione teutonica con parti veloci accostate a momenti sognanti e atmosferici, con cantato in tedesco, che rimanda alla mente eminenze del black come i novellatori Empyrium (anche se i risultati sono molto inferiori come livello), arrivando fino alle lontane terre dei laghi, per l’inserimento di momenti folk con violini e motivi allegrotti che fanno subito saltare in testa i troll finlandesi (Finntroll), gli Eisregen creano senz’altro un tipo di suono inconfondibilmente loro.
Per combinare tanti stili però servirebbe una capacità compositiva maggiore per non far diventare disomogenee tra loro tante parti diverse (si ascolti la quinta “Blutgeil” con un ritornello davvero contrastante con il resto). Anche il cantato, che così duro, potrebbe incrementare l’energia dei pezzi, finisce per risultare ininfluente, se non fastidioso in punti dove l’asprezza risulta eccessiva. Purtroppo non conforta neanche la trama dei testi che, essendo in tedesco, sono per molti inaccessibili.
Ciò che sembra mancare ai tedeschi sono delle buone idee in sede riffing, dove è difficile addirittura parlare di black metal; le chitarre, dove presenti, sembrano seguire scarne tracce death metal, se non addirittura motivi tendenti al pop (l’ottava “Glas” fa più pensare a melodie in stile R.E.M. che a un gruppo metal) e questo ovviamente influisce su tutta la dimensione evocata dai sei musicisti.
I pezzi migliori sono da ricercare nei primi brani, in “Am Glockenseil” e in “Vom Muttermord”, in cui i richiami ai Finntroll sono più evidenti e le linee black tracciate con più attenzione.
Un album con appigli in molteplici sfere del metal estremo, che però non è riuscito a fondere in maniera curiosa o interessante, e rischia di scadere ben presto nella mediocrità o nullità.