Quando arrivano pietre preziose, come questo album, destinate a brillare nel tempo, è necessario chiedere l’aiuto di un esperto in materia di ricerca sonora, in quanto da soli si rischia di rimanerci in mezzo e non saltarci più fuori, soprattutto per quanto riguarda tutto l’insieme della testualità unita alla musica che offre una band come gli ELITARIA. Ed è in questo caso che il prezioso aiuto subentra dal mio collega Theeleb e grazie a lui, nasce un articolo scritto appunto a quattro mani dedicato tutto a questo gruppo, dalla genesi fino alla realizzazione di questo ultimo lavoro, giusto perchè due cervelli di un certo spessore insieme, ragionano meglio di uno solo.
Gli Elitaria sono una formazione piacentina nata nel 2005 per volere di Marco Bracciale (MB: chitarra, composizione e programming) e Diego Grossi (D666: basso, voce e soundscapes); fanno il loro esordio con i due demo “Our halo” e “The hermit” giungendo all’ autoproduzione dell’ep Tyrannize del 2009 e del full-lenght NGC 666 del 2010. Oggi ci propongono “Widescreen satanas”, un cd strutturato in maniera eccellente che, come il precedente, assume le sembianze di un concept. Gli Elitaria hanno già dimostrato in passato le loro capacità musicali e presentano il loro personale e rodato black metal, reso in maniera ancora più minuziosa e precisa.
La tecnica utilizzata è quella delle classiche e nere sonorità nordiche di cui si sente l’influenza; la fanno da padrone il blast beat e gli aguzzi suoni di chitarra. Nonostante questo però la peculiarità di questo gruppo si focalizza sugli innesti elettronici e industriali perfettamente inseriti nel genere, producendo così un black metal d’avanguardia, futuristico, con forti elementi sperimentali. Così, come gli strumenti, anche le lyrics si dimostrano uniche e particolari, raccontandoci attraverso le canzoni di come le macchine abbiano preso il sopravvento sulla razza umana, diventando esseri indipendenti che vogliono e bramano il comando sulla povera e ormai impotente “razza di carbonio”, passando da un semplice virus(per l’appunto il widescreen satanas), al controllo e al dominio totale.
“ A silver dawn shines brighter on remains of planet Earth
a never-ending sea of droid-machines the sun reflects
covering all the surface, a supreme organism of steel
an immense construction, ready to rule and exist”
-Dawn of mecha-
Senza dubbio questo album è un viaggio oscuro, che si interseca nei testi alla piena invocazione del male, di colui che si è ribellato a Dio. Ovvero , Satana, colui che rappresenta il piacere materiale, l’anarchia terrena libera da ogni costrizione morale, il totale sfogo dei propri istinti e dei propri desideri, come un fuoco ardente come il sole. Satana è il caos totale, senza regole, limiti o leggi stabilite, rappresenta la scissione e la divisione totale da ogni cosa, è l’Avversario, Colui che sta all’Opposto di qualcosa, l’Anticonformismo e l’Individualismo più autentico. Con questa breve introduzione ci si può avvicinare all’ ideologia portata avanti nel corso dei testi che compongono “WideScreen Satanas”, titolo appunto dell’opera. Un cammino impetuoso immerso totalmente nella misantropia e l’odio totale verso il genere “umano”, un argomento forte che segna la sacralità della band stessa ad un approccio più maligno, sebbene è solo per pura credenza spirituale. Come recita dunque un verso della prima canzone: “…E’ giunto il mio tempo – nessuno sarà salvato ogni resistenza deve essere – totalmente cancellata, il caos sovrano di un’intera umanità ridotta ad essere una preda e tutte le conquiste di evoluzione dell’umanità, cadranno lentamente nella miseria senza fondo in un’armonia….” . E cosi via in tutto l’album si ripercorrono i possibili scenari apocalittici di una società ormai ridotta al collasso grazie alla lobotomizzazione che i mass media e le macchine ci impongono, declassando l’uomo all’estinzione attraverso la manipolazione degli elementi naturali ed eventi di carattere catastrofico. La struggente realtà che prima o poi tutto questo finisce e noi non siamo stati in grado di salvarne neanche mezza.
L’elaborazione sonora dell’opera si dimostra all’altezza di ogni aspettativa, sfoggiando una personale compattezza che riguarda la resa delle canzoni, sia nella loro singolarità che totalità; tuttavia oltre al merito dell’omogeneità dimostrata va anche il merito per l’originalità, esprimendo in ogni singolo pezzo esattamente ciò che vuole essere raccontato e suonato, senza ripetizioni o repliche che possono anche solo lontanamente stancare l’ ascoltatore. In conclusione il prodotto si dimostra solido ma allo stesso tempo variegato, un perfetto mix dell’elettronica sognante al crudo metallo più intransigente; un cd che vale assolutamente la pena di aggiungere alla propria collezione privata, un gruppo di cui si può andare fieri perché italiano.