Questo ‘I Am Your Enemy’ è un disco come tanti altri ma al quale, però, per ragioni che sfuggono all’ambito prettamente musicale, potrebbe aspettare un destino diverso da esemplari di pari caratura che affollano il mercato. Le ragioni di questo sospetto sono diverse e girano tutte attorno al fattore curiosità: quella di vedere un disco thrash-death pubblicato dalla “schieratissima” Lion Music, così come quella che attornia qualunque lavoro con protagonisti o comparse illustri e provenienti da realtà come Sever Torture, Callenish Circle, Desensitised e Form.
E’ così che, una volta inserito il disco nel lettore, la curiosità si trasforma in una mezza delusione per un lavoro basico e con pochi sussulti. Gli otto brani che caratterizzano il lavoro in questione, infatti, pescano nel meglio del thrash moderno tirandone fuori una miscela che si mostra feroce, aggressiva ed assestata ma quasi mai piacevole da ascoltare. Una mistuta sospesa tra Cancer, Exodus, Machine Head e l’immancabile thrash di matrice svedese e che sposta il tiro verso direzioni che non si concretizzano mai in maniera decisa e precisa. Un segno di esitazione, insospettabile in musicisti di esperienza rodata. Un’esperienza che, con ogni probabilità, non è stata pareggiata da una vena creativa ed idee precise. Una voce irritante per il suo indugiare sempre su soluzioni monolitiche in stile hardcore prive però della tipica espressività del genere, interventi e gusti di gusto pessimo ed un mood che, pur dopo attenti, ascolti non riesce proprio a piacere. Le due chitarre fanno il loro sporco lavoro in maniera onesta, risultando il picco qualitativo della formazione sotto tutti i punti di vista grazie alla loro buona integrazione e la loro volontà di provare a cambiare senza fare danni. Tentativi talvolta troppo timidi, talvolta incomprensibili per la loro estraneità con le scelte precedenti. Il resto è tutto rintracciabile in capacità tecniche indiscutibili, una produzione ancora debole e quell’esperienza di cui sopra gestita in maniera davvero errata. Caratteristiche che talvolta affossano, talvolta non aiutano le sorti di un disco segnato ancor prima di entrare in saletta che non fa altro che arricchire il bacino di mediocrità del metal moderno.