Cicli, forme circolari, assenza di spigoli, temi ricorrenti. Nel nuovo lavoro degli inglesi Enochian Theory le “direzioni” vengono private del loro valore intrinseco di guida mentre viene data grande importanza all’evoluzione continua di idee compositive ed intuizioni sonore, in un processo di rigenerazione creativa che vede le tracce presenti in Evolution: Creatio Ex Nihilio, primo full-length del gruppo, abbracciare le lande di un prog metal/rock d’avanguardia, per certi versi atipico ed in cui emerge netto l’amore per qualsiasi aspetto della cosiddetta “buona musica”, la quale si può incontrare anche al di fuori di ciò che comunemente viene associato al mondo dell’heavy, come la sinfonica, il pop d’estrazione colta, il jazz minimalista e la world music più eterogenea.
Una breve intro fa da prologo al trittico tutto interiore di The Dimensionless Monologue e già dalle prime note veniamo proiettati in una dimensione eterea, al di là del pensiero conscio ed oltre la spontanea volontà di catalogazione in qualsivoglia genere o sottogenere. Le voci pulite, inizialmente sorrette da brevi e fugaci note generate da corde dall’anima cristallina, vengono poi sommerse dal muro sonoro della distorsione. Porcupine Tree? Neurosis? Chi può dirlo con certezza. Sta di fatto che il riffing si fa inaspettatamente più concreto ed il Devin Townsend di Terria (per suoni, riverberi e genialità) incontra i Tool, in un turbinio di idee e di reale comunicazione, atto ultimo e definitivo del fare musica, quella vera, primigenia, che si palesa prima di ogni pensiero spontaneo. I messaggi sono criptici, le partiture talvolta ermetiche. Tutto sembra partire dal niente, dall’interno. Si trova già lì. Ed è già musica prima che si aprano le danze. E’ l’idea ad esserlo, prima che si manifesti concretamente nel suono.
At Great Odds With, così come Waves Of Ascension, si accorda sulle stesse note malinconiche iniziali, scegliendo toni cupi e lunari, in un intimo rapporto tra chi esegue e chi ascolta. Le melodie quasi pop sono sempre ben bilanciate e le incursioni orchestrali donano solennità alla proposta, anche se la continua metamorfosi del suono della band finisce per sfiorare di striscio anche il prog-death degli Opeth di Morningrise, riappropriandosi del riff e del cambio di tempo, così come nella successiva Apathia. Qui anche il cantato evolve e si trasforma in growl, dando voce a sentimenti oscuri provenienti dalle parti più buie dell’anima. Ancora una sorta di ibrido tra gothic-doom apocalittico e prog di scuola Tool, il tutto filtrato dalla sensibilità propria del trio inglese. Difficilmente troverete dei riferimenti come strofe e ritornelli e rimarrà soltanto un unico percorso che si dirama in molteplici direzioni, abbracciando stili e incarnazioni sonore differenti. Tutto questo può lasciare spiazzati, quasi sconvolti, ma senza che si vada a perdere la felicità di partecipare all’esperienza dell’ascolto.
Da citare inoltre Movement, che si avvale di melodia e dolcezza per un pezzo di nuovo vagamente debitore ai Tool di Lateralus, seppur più morbido, meno sforzato, con meno ostentazione, meno maestria, ma non per questo debole o privo di significati. Le linee vocali sono interpretate alla perfezione da Ben Harris-Hayes e la band mostra coesione oltre che amore per il concetto di progressive, il quale si concretizza nelle cerebrali The Fire Around The Lotus e A Monument To The Death Of An Idea. Voci filtrate che diventano soavi e poi ancora una volta inserti di tastiera e appunti di melodia di cui sembra ci vengano dati soltanto alcuni indizi, lasciando lo spazio all’immaginazione e all’introspezione. Il metal torna a tratti a farla da padrone, sempre con discrezione. Gli Enochian Theory sono così, mai ansiosi di trasmettere un messaggio. Ancora Tool, Townsend e forse Anathema. Tutto si riassume in due pezzi generosi, bellissimi nella loro varietà (spuntano anche i Cynic), forse i migliori dell’intero lotto.
Il viaggio all’interno di questi minuti di musica è senza dubbio un’esperienza, ostica ma per così dire “obbligata”, certo richiede un pò di impegno per poter essere apprezzata pienamente e soprattutto necessita di ripetuti ascolti e della giusta atmosfera per poter dare il meglio di sé. Gli Enochian Theory trasudano passione e coinvolgimento ed anche se riferimenti ed influenze sono ancora un pò troppo presenti in alcuni tratti, il lavoro di debutto che ne scaturisce è di assoluto spessore, uno di quelli che lasciano il segno, proprio perché portatore di quel non so che di geniale che solo i migliori artisti posso infondere nella musica che creano, donando a chi pazientemente ascolta e a mano a mano comprende, brevi ma intensi momenti di estasi ed ammirazione, prima che il tutto finisca nel silenzio.