\”Pentagrammaton\” è l’ottavo studio album per gli Enthroned, black metal band belga in attività dal 1994. Il fondatore degli Enthroned, il batterista Cernunnos, si suicidò nel 1997 e la leadership quindi fu presa dal bassista e cantante Lord Sabathan, successivamente rimpiazzato dal chitarrista Nornagest, che oggi ricopre anche il ruolo di vocalist.
\”Pentagrammaton\” vuole essere un disco di black metal, ma le atmosfere non sono tetre a sufficienza. Diventa così un album onesto, di blackened death e/o thrash metal, diretto e veloce quel tanto che basta per non deludere, ma non in grado di essere ricordato.
Gli Enthroned partono bene quasi da subito, con \”The Vitalized Shell\”, composizione violenta costruita su pochi riff facili, arricchiti dal chorus accattivante, ma poi il disco si ferma su partiture già sentite, per quanto piacevoli. Il sound è robusto, la percussione di Garghuf ottima, e l’album di per sè è coeso: non ci né picchi né crolli nella qualità dell’ascolto, ma vi sono delle intro lunghe (“In Missi Solemnibvs” è un pò esagerata), e alcune parti sembrano assai più thrash di quanto i testi cupi vorrebbero. In pratica, gli elementi black e thrash metal sembrano accostati, anziché fusi, e così mentre un brano è decisamente thrash, altri sono quasi puramente black metal. In questo senso anche lo scream di Nornagest è troppo da metal core, non è abbastanza cupo ed estremizzato, e non raggiunge l\’aura occulta cercata: questa pecca spicca in particolar modo nella buona title track, più completa ed articolata, in cui la fusione black e death avviene meglio. “Magnvs Princeps Leopardi”, drammatica e melodica con il coro di sottofondo, è una chicca per il metallaro italiano, essendo dedicata Giacomo Leopardi, tuttavia è corta, come la maggior parte dei brani del disco. Valida ma brevissima (guarda a caso in accordo con la tradizione thrash) ad esempio “Nehas’t”, in cui cattiveria e velocità salgono parecchio. Fanno eccezione gli otto minuti di chiusura di “Unconscious Minds”, degno di essere definito un brano dalle atmosfere black, ma mai del tutto.
Da “Pentagrammaton” si evince il perché della scarsa fama gli Enthroned: una band che in 16 anni non è riuscita ad uscire dall’anonimato musicale, a fare il grande salto di qualità, arrestandosi su linee valide tecnicamente e musicalmente, ma senza osare e senza quindi conquistare, troppo fedeli forse a cliché noti. Consigliato agli amanti del genere, ma a titolo di completezza.

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