“The Painter’s Palette” è stato un fulmine a ciel sereno per la scena
musicale italiana. Dopo esser stato accolto lodevolmente da pubblico,
stampa estera ed italiana, abbiamo scambiato quattro chiacchiere col
simpatico Davide Tiso (chitarrista del gruppo)…
Allora Davide, innanzitutto i miei più vivi complimenti per “The Painter’s Palette”. Potresti raccontare ai nostri lettori come è nato?
E’ un disco che nasce da un fortissimo lavoro di squadra, che trasuda caparbietà, stress, nervosismo, gioia, sconforto, attese, confusione, scontri, dubbi e chissà cos’altro. E’ un disco composto da cinque personalità molto differenti che hanno voluto mantenere le proprie peculiarità musicali pur componendo nella massima coesione.
Il risultato è un crogiuolo di suoni, influenze e colori disparati, tanto da restarne spiazzati ad un primo approccio. Chi avrà la volontà di affrontare questo disco con la massima apertura mentale potrà godere di un lavoro che offre moltissimi appigli interpretativi ed un numero notevole di spunti che ritengo interessanti. La volontà di restare al di fuori da facili etichette è quasi ostentata, la cosa più interessante è che il tutto è davvero spontaneo.
E a cosa è dovuta questa vostra evoluzione stilistica?
Quando ho composto le prime parti di chitarra per il disco mi sono subito chiesto come avrebbero suonato se accompagnate da un batterista non metal. Forse è stato proprio questo il punto focale del nostro nuovo sound.
Una volta provati i brani con Davide Piovesan (batteria ndr) ho subito intuito che l’idea funzionava: il contrasto tra le mie parti di chitarra ed un’accompagnamento vicino al jazz era intrigante, innovativo e terribilmente stimolante tanto era rischioso!
Da lì in poi il processo compositivo si è sviluppato esponenzialmente, grazie all’aggiunta delle altre sonorità che ogni membro portava con sè, grazie alla grande dedizione che ha contraddistinto quest’anno e mezzo insieme, e con la forte convinzione di avere in mano i pezzi che avrebbero permesso di osare.
Ogni nuova influenza era un tassello in più che veniva inglobato nella nostra vorace spinta compositiva, e di prova in prova i pezzi prendevano forma e il disegno globale si faceva sempre più personale. Devo ammettere che mi sono sentito per la prima volta parte di una squadra: cinque persone che si affannavano per lo stesso risultato: comporre un gran disco. In passato ero restio all’allargamento della line up, ora è proprio questo fattore che mi ha donato molta più fiducia nei miei mezzi e che ha dato nuova linfa alla mia voglia di suonare.
Vuoi presentarci i nuovi arrivati nel gruppo?
La nostra formazione è quanto di più bizzarro si possa trovare nel metal estremo di oggi. Al basso c’è Fabio Fecchio, un professionista dalle disparate esperienze in moltissimi generi: dal funky al pop da classifica, dal jazz al prog, dalla disco al metal estremo degli Ephel Duath. E’ un musicista preparatissimo ma allo stesso tempo molto umile. Ha un feeling con il proprio strumento raro ed invidiabile ed è un perfezionista instancabile. Il suo contributo all’album è stato mostruoso: ha enfatizzato le caratteristiche di ogni mio riff donando spinta, groove, tecnica ma mai in modo invadente o autocelebrativo. E’ una sicurezza sul palco ed in sala prove.
Alla batteria c’è il secondo professionista del gruppo, Davide Piovesan, il quarantottenne che tanto incuriosisce nelle foto. Ha più di trent’anni di esperienza nel jazz, prog, fusion e nel rock blues. E’ un elemento fondamentale per la personalità del nostro nuovo sound, ha infatti donato lo swing che tanto caratterizza i nostri brani, ed una grande dose di imprevedibilità. Le sue partiture suonano fresche e innovative per un genere come il metal, pur rifacendosi a delle caratteristiche ben precise del jazz.
Lo screamer, Lucio Lorusso George proviene dall’hardcore ed è uno dei cantanti più estremi che conosca. E’ molto preciso, è perfezionista fino all’assurdo ed è un grande stacanovista. Dona ai brani una carica davvero impressionante e dal vivo sembra davvero esplodere, quasi impazzire.
Alla voce melodica c’è Davide Tolomei proveniente dal rock e dal grunge. Ha una voce molto limpida e personale che ben si adatta (nel contrasto) con quella di Lucio, tanto che spesso sono stati scambiati per un unico singer. Ha donato ai brani una notevole delicatezza dal punto di vista vocale fungendo da “ancora di salvezza” per l’ascoltatore che molto spesso può lasciarsi cullare dal suo cantato che concede respiro nella grande intricatezza del suond globale.
C’è una canzone fra tutte di cui ne vai particolarmente fiero?
Sono legato a tutti i nostri brani in modo viscerale, ma mi sono accorto che “The Other’s Touch (amaranth)” è quello che ascolto più spesso. E’ ottimo per fumarsi un paio di sigarette di fronte ad una finestra per riflettere un po’.
Come mai avete scelto di introdurre uno strumento come la tromba, così estraneo alla musica estrema?
Gioco con i contrasti da quando ho iniziato a suonare, e direi che questa volta mi sono lasciato parecchio andare. Pensando razionalmente sarebbe stata una sorta di pazzia inserire una tromba in un brano come “The Passage”, ma ero fortemente convinto che avrebbe avuto un impatto grandioso: ho seguito il mio istinto, e mi è andata bene….
Suonare per stupire o suonare per regalare emozioni?
Suonare per se stessi.
Come vedi la scena musicale italiana? C’è qualche gruppo in particolare che apprezzi?
La scena musicale italiana è in crescita, le proposte sono sempre più eterogenee e, concedimelo, interessanti.
Direi che potremmo cercare di ritagliarci il nostro spazio nella scena europea, anche sfruttando il successo commerciale di band come Labyrinth, Rhapsody o Lacuna Coil. Se ci fosse supporto tra le band il tutto potrebbe essere più semplice.
Per quanto riguarda le band che apprezzo, tra tutte direi Void Of Silence: quanto di più contorto e malato la penisola abbia mai partorito.
Come è stato accolto l’album dalla stampa italiana e soprattutto estera?
L’album è stato accolto in modo entusiastico, soprattutto dalla stampa inglese che ci sta supportando davvero molto. Sembra che moltissimi tra gli addetti ai lavori di tutto il mondo siano rimasti profondamente colpiti dal nostro lavoro.
E’ senza dubbio un momento molto positivo per la band.
Cosa ne pensi di altri gruppi che come voi hanno avuto il coraggio di sperimentare (come ad esempio Cynic, Atheist, Solefald, ecc…)?
Non ho mai ascoltato i Cynic e nemmeno gli Atheist, conosco qualche particolare riguardante la loro proposta anche perchè, tra l’altro, sono nomi che leggo spesso fra le recensioni della mia band. Mi piacciono molto i Solefald, specialmente del periodo pre-Century Media. Ritengo che ora si siano leggermente standardizzati nella proposta, ma comunque la band rimane sempre molto interessante. Per quanto riguarda il coraggio di sperimentare, penso sia l’unica linfa vitale che ha la Musica (quella con la “M” maiuscola).
Credo che ogni artista dovrebbe avere una propria filosofia di vita; qual è la tua?
Voglio cercare di non mentire più a me stesso. Per molto tempo ho pensato di non essere adeguato all’inserimento tra le persone che mi circondano, parlo di coetanei o di gente con interessi simili ai miei. Ora, anche grazie all’album che ho composto, che mi ha letteralmente scavato dentro, ho capito che il mio malessere non era legato all’ “essere o non essere adeguato” ma a qualcosa di molto più viscerale, legato alla mia personalità che essendo, purtroppo, molto adattabile, mi ha portato a vivere per anni creandomi facciate che hanno preso sempre più forma tanto da oscurare quasi completamente Davide Tiso.
Ora ho fatto luce, o meglio, ho oscurato tutto ciò che realmente non mi apparteneva: mi sono ritrovato completamente solo, ma per la prima volta in vita mia, sereno.
A quale artista vi siete maggiormente ispirati per la composizione di quest’album?
A nessuno in particolare. Le influenze che la mia musica assorbe sono sostanzialmente inconscie, quindi è forse più esplicativo che io ti dica ciò che apprezzo:
Adoro il post-hardcore e l’estrema varietà di questo modo d’esprimersi. Tra le band che ascolto di più in questo momento ci sono i Neurosis, i Manes, i Massive Attack, i Katatonia, i Void of Silence, i Diabolicum, gli Yakuza, i Placebo, i Down, gli Ulver, i Radiohead, gli At The Drive In e tanti altri…
Trovo molta ispirazione sia dalla musica, sia dalla letteratura contemporanea. Adoro Bret Eston Ellis, Chuck Palaniuk e J.T.Leroy sento vicinissimo Bukowsky e spesso leggo Kundera per cercare di dare un po’ di ordine e lucida serenità ai miei pensieri.
La pittura ha forse un maggiore impatto su di me rispetto alle altre forme d’arte, ma la vivo in modo più indiretto essendone solo un appassionato. Amo Chagall, Mirò, Klimt, Turner, Munch, Dalì, Boccioni e Warhol soprattutti…
Resta il cinema e poco altro… Tarantino, Linch, Trouffaut, Scorzese, Altman, Fellini, Amenabar, Woody Allen, Lars Von Trier, sono tra i miei registi preferiti.
Avete già progetti in cantiere per il prossimo album?
Ho composto due nuovi brani “Imploding” e “New Disorder”. Devo dire che il suono si sta facendo più pesante, scarno ed efficace. Sto componendo per una sola chitarra, vorrei fonderla completamente con le avvolgenti parti di basso di Fabio. La componente jazz si farà più compatta e cercheremo di rendere davvero pachidermiche le parti heavy.
I brani avranno un’ appeal più stoner e stiamo pensando ad un grosso nome per la produzione, ma ovviamente è davvero troppo presto per dirti qualcosa di più certo.
Come avete intenzione di proporre in versione live i vari brani che compongono “The Painter’s Palette”?
Non è un po’ difficile riprodurre dal vivo una musica così complessa?
Dal vivo i nostri show sono leggermente più diretti ed immediati rispetto a quanto proponiamo su disco, anche perchè suoniamo con una sola chitarra. La nostra musica è effettivamente abbastanza complessa e i nostri brani sono difficili anche per noi che li viviamo ogni giorno, in qualche modo ci posseggono ed hanno la capacità di distruggerci appena viene a mancare la concentrazione. E’ una sfida davvero eccitante!!!
L’energia che si crea tra di noi on stage è davvero forte, e penso che il tutto risulti davvero molto trascinante per il pubblico. Siamo una band giovane, abbiamo bisogno di molta esperienza live e devo dire che la nostra voglia di crescere sotto questo aspetto è quasi vorace: c’è stato infatti, di concerto in concerto, un miglioramento quasi esponenziale delle nostre prestazioni.
Con quali “big”, un domani, vorresti dividere il palco?
Neurosis, ovvero la musica più alienante che io abbia avuto la fortuna di ascoltare sino ad oggi.
Bene, ora puoi concludere dicendo qualsiasi cosa! Ciao e grazie per la disponibilità!
Grazie per il supporto, visitate www.ephelduath.net per ulteriori informazioni e per scaricare mp3 o i video di “The Passage” e “The Embossed” (quest’ultimo dall’album Rephormula).
See you on stage!!